La vasta gamma di trattori specializzati prodotti da Goldoni si divide in modelli isodiametrici e modelli per frutteto e vigneto. Questi ultimi comprendono le serie Star 3000, da 48 e 75 cv, la serie Quasar da 82 cv e la serie Star, che rappresentava il top dell’intera gamma. I due modelli che la compongono, il Goldoni Star 90 e lo Star 100, raggiungevano infatti 82 cv di potenza il primo e 95 il secondo ed erano entrambi disponibili sia in versione con piattaforma oppure con cabina.

Sicuramente i Goldoni Star erano i modelli Goldoni di maggiore successo non solo tra i filari. Il range di potenza coperto, la robustezza e l’affidabilità della meccanica li facevano apprezzare anche per gli utilizzi in azienda e in campo aperto, ovviamente su superfici e con attrezzature consone alle sue capacità. La versione che provammo nel 2012, il Goldoni Star 90 con piattaforma, era la più semplice ed economica, ideale per le piccole aziende

Goldoni Star 90, la meccanica. Compatto ma robusto

Anche se dichiaratamente da frutteto, lo Star 90 aveva caratteristiche distintive rispetto a uno specializzato classico, che lo facevano assomigliare più a un compatto. La lunghezza, senza zavorre, era di soli 3.300 mm e il passo era inferiore ai due metri, 1.960 mm per l’esattezza. In base alla gommatura la larghezza poteva poi variare tra 1.400 e 1.800 mm (il trattore in prova era largo 1.490 mm) e questo rendeva possibile il suo impiego sia tra i filari che per lavori di fienagione anche in condizioni di pendenza. Estremamente manovrabile, oltre al passo corto aveva l’assale con fuselli di snodo inclinati che gli permettevano di sterzare fino a un angolo massimo di 57 gradi, poteva poi essere impiegato (opportunamente gommato) nei lavori di manutenzione del verde, sfruttando il peso leggero (2.370 kg) e la conseguente capacità di ‘galleggiamento’ che evitava di compattare il terreno e danneggiare il manto erboso.

Leggero e potente, sollevava 2.500 kg

Di contro queste caratteristiche lo rendevano meno adatto alle lavorazioni primarie, anche se con attrezzi di piccole dimensioni aveva cavalli e capacità di sollevamento sufficienti per non sfigurare. In prova, accoppiato a un erpice di grosse dimensioni, pur con qualche difficoltà dovute alla mancanza della zavorra anteriore, era riuscito comunque a lavorare dimostrando tutta la validità del motore e del sistema di sollevamento.

Del resto, anche se leggero, era assai robusto. Il carro era composto da una fusione in ghisa sferoidale che integrava il fulcro di sostegno del ponte anteriore, che era di tipo rigido con riduzione ai mozzi in cascata. Mentre il propulsore, un must per Goldoni, era il 4 cilindri VM con basamento a tunnel di ghisa che racchiudeva l’albero motore. Soluzione che conferiva al Vm grande rigidità torsionale e flessionale, e gli permetteva pur con pesi e ingombri ridotti, di svolgere tranquillamente funzione portante e di avere potenze specifiche elevate. Divisa per gli 82 cv di potenza, che il motore erogava a 2.600 giri, la masse del trattore si traduceva in un rapporto peso/potenza di 28.9 chili per cavallo.

La versione Euro 3 del compatto 4 cilindri Vm 754 da 3 litri, manteneva le caratteristiche principali del suo predecessore, come il basamento a tunnel che racchiudeva l’albero motore, le canne dei cilindri sfilabili e le punterie

Tanta coppia già a partire dal basso

Il VM Stage IIIA della serie D 754 TE3 era un quattro cilindri turbocompresso da 2.970 centimetri cubici, con un coppia massima di 28,2 chilogrammetri erogata tra 1.200 e 1.800 giri. La sua risposta era quindi pronta a bassi regimi, mentre i consumi non erano esagerati e anche a potenza massima non superano i 17 litri l’ora. Il serbatoio del combustibile, con il bocchettone per il rifornimento collocato in posizione posteriore aveva una capacità di 60 litri per un’autonomia teorica, a potenza massima, superiore a 3 ore e mezza.

Anche la trasmissione, come il motore, era un classico per i trattori di Migliarina di Carpi. In effetti si dovrebbe parlare di due trasmissioni. Il cambio meccanico con 8 marce in avanti e 8 in retro si trasformava infatti in un 16 più 8, con le marce in avanti che venivano ridotte del 20%. In pratica una leva collocata sotto al volante e di fronte al sedile consentiva di selezionare quattro marce sincronizzate, mentre un’altra alla sinistra del sedile innestava il riduttore per le marce lente o veloci. Quindi c’erano in tutto, 8 marce in avanti che, tramite l’inversore sincronizzato posto alla sinistra del volante erano disponibili anche in retro. La velocità passava da un minimo di 1,9 km orari fino al massimo di 40.

Con il 16 più 8 si disponeva dunque di una più ampia scelta di marce avanti, con una prima lenta da 1,28 all’ora, e naturalmente migliorava la scalarità dei passaggi tra una marcia e la successiva rispetto alla 8+8, che era invece più pratica quando si operava tra i filari e si dovevano effettuare più manovre ravvicinate. Il ponte posteriore era del tipo con riduttori a cascata, che se non rappresentavano una soluzione molto raffinata avevano peerà il pregio di essere affidabili e di garantire una maggiore luce dal suolo. Il differenziale posteriore bloccabile al 100% era a innesto elettroidraulico, mentre anteriormente operava il sistema ‘no-spin’, un gruppo montato al posto del classico differenziale che, quando il trattore avanzava in rettilineo, manteneva solidali i due semiassi garantendo una trazione ottimale.

L’impianto idraulico era costituito da una pompa a ingranaggi da 43 litri al minuti che oltre al sollevatore e distributori ausiliari forniva olio all’idroguida. Il sollevatore posteriore di categoria 1 e 2 sollevava fino a 2.500 kg ed era dotato di bracci telescopici ad attacchi rapidi e tirante del braccio destro a regolazione idraulica. La presa di forza indipendente funzionava ai canonici 540 e 750 giri ed era sincronizzata al cambio.

Il posto guida. Stile classico ma funzionale

Inutile negarlo, lo stile del Goldoni Star 90 aveva un sapore po’ troppo vintage, e forse sarebbe stato il caso anche per Goldoni di sviluppare un design più attuale e moderno. Anche se dal punto di vista pratico venivano adottate soluzioni in linea con i requisiti richiesti su trattori di questo tipo. Il comfort era garantito dalla piattaforma integrale montata su 4 ammortizzatori, con pedana termo-acustica che isolava egregiamente dal calore e dalla rumorosità, che infatti si manteneva su livelli piuttosto bassi su tutto l’arco di giri del motore. Lo sterzo idrostatico con valvola load sensing, il volante era regolabile e il sedile, seppur basico, era dotato di molleggio.

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