Fiato sospeso per la storica realtà modenese produttrice di macchine agricole: la Goldoni – Arbos di Magliarina non chiude. Per ora. Perché il via libera al Concordato Preventivo da parte del Tribunale di Modena, se da una parte garantisce la continuità operativa dello stabilimento di 220 lavoratori, dall’altra apre a scenari ancora incerti in vista dell’assemblea dei creditori, prevista per il prossimo 21 gennaio.

Goldoni Arbos

Goldoni Arbos, una flebile luce resta accesa

La Goldoni Arbos, ormai parte del gruppo cinese Lovol, ha informato dell’avvio della procedura di Concordato Preventivo tramite una nota.

“Il Tribunale si è pronunciato in modo favorevole, ritenendo la proposta concordataria idonea a garantire la ristrutturazione e la soddisfazione dei crediti”. Questo, quanto si legge nella nota.

Pasquale Liccardo è stato delegato alla procedura di concordato mentre Paolo Rinaldi è stato indicato come Commissario Giudiziale.

Come ha giustamente ribadito l’assessore regionale alle Attività produttive, Vincenzo Colla, il Palazzo di Giustizia “si aspetta la consegna del marchio e la liberatoria dei 50 milioni di euro di crediti all’interno del gruppo. Due aspetti fondamentali per garantire la continuità dell’azienda”. Ma se il 21 gennaio, nonostante l’intento di Goldoni Arbos di coordinarsi “fin da subito, con gli organi della procedura concorsuale al fine di dare esecuzione al piano proposto”, non si dovesse giungere ad un accordo che soddisfi le parti, la domanda potrebbe essere rigettata dal giudice, aprendo scenari del tutto infausti per la storica realtà emiliana.

Un iter in picchiata

La situazione è precipitata a settembre. I lavoratori, le organizzazioni sindacali, le istituzioni locali e regionali stavano trattando con la società cinese che aveva rilevato il marchio nel 2015 ma mai decollata. Allo stesso tempo, i dirigenti di Lovol avevano formalizzato il concordato liquidatorio, con grande sdegno di tutte le parti.

L’esito della vertenza, svoltasi in Regione il 4 settembre con la proprietà cinese Lovol, aveva infatti suscitato reazioni fortemente critiche.

Ecco le dichiarazioni fatte dal sindaco di Carpi Alberto Bellelli.

“Oltre che amareggiati siamo arrabbiati. Non solo per i 220 lavoratori della Goldoni Arbos, ma anche perché a livello istituzionale la interlocuzione è stata estremamente difficile”.

Un iter che ha visto mutare le varie tipologie di accordo stabilite inizialmente. Dal concordato in bianco dello scorso 3 marzo, infatti, si è passati alla richiesta di un concordato in continuità fino al concordato liquidatorio.

La speranza è l’ultima a morire

Insomma, nonostante la speranza nel concordato preventivo, le trattative restano complicatissime.  Complici anche le ripercussioni che la vicenda potrebbe avere sui rapporti internazionali tra Italia e Cina. Tuttavia, nell’attesa della convocazione di un nuovo tavolo al Mise con il sottosegretario Todde, la giunta regionale fa sapere di andare “avanti a discutere informalmente con il ministero e con soggetti industriali importanti”.

Nella speranza che arrivi un “cavaliere bianco possibilmente emiliano, che salvi Goldoni da un destino che pare segnato”, come ha ribadito Alessandro Malavolti, presidente di FederUnacoma, l’associazione di Confindustria che riunisce i costruttori di macchine agricole. La speranza è l’ultima a morire, si sa. Tutto il settore se lo augura.

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