Germania, i trattori paralizzano città e strade. Si infiamma la protesta
Al centro del malcontento il taglio dei sussidi al settore primario operato dal governo tedesco per rispettare le regole di bilancio. La mobilitazione durerà fino al 15 gennaio
Strade bloccate, viabilità paralizzata e tanta rabbia: è stata una giornata di passione quella dell’8 gennaio per l’agricoltura tedesca a cui, quasi sicuramente, ne seguiranno molte altre. Le proteste degli agricoltori in Germania, alla guida di trattori e mezzi pesanti, hanno interessato tutto il paese, da Monaco di Baviera ad Amburgo, fino a lambire i principali confini nazionali, con Polonia, Repubblica Ceca e Francia. A far scattare la mobilitazione generale, indetta dall’Unione degli agricoltori tedeschi Dbv (ma a cui, autonomamente, si sono uniti numerosi altri operatori), sono stati i tagli dei sussidi al settore primario messi in atto dal governo Scholz – che riunisce socialdemocratici, verdi e liberali – in seguito a un richiamo della corte costituzionale, al fine di rispettare le stringenti regole di bilancio della manovra di fine anno.
Gli agricoltori, provenienti dai territori rurali delle varie province della Germania, hanno sfilato in tutte le principali città tedesche con i loro mezzi agricoli, formando lunghissime colonne e paralizzando la viabilità di mezza nazione. Tante le situazioni di tensione registrate. In Bassa Sassonia un automobilista ha tentato di forzare uno dei cortei che bloccavano la viabilità e, in base a quanto riportato dalla polizia locale, ha travolto uno dei partecipanti, ferendolo gravemente. Altri tafferugli si sono registrati a Brema e Colonia. Nonostante le critiche mosse dal ministro dell’economia Christian Lindner alle proteste – definite “ingenerose” poiché il settore agricolo resta “altamente sovvenzionato” dallo stato -, il presidente della Dbv Joachim Rukwied, ha comunque voluto ribadire che “la riduzione dei sussidi mette a rischio la sicurezza della catena alimentare”.
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La mobilitazione indetta dalla sigla Dbv in Germania durerà per una settimana, fino al 15 gennaio. Quindi, potenzialmente, quanto accaduto ieri potrebbe ripetersi giorno dopo giorno per i prossimi giorni, rischiando di mettere in ginocchio l’intero Paese, e mettendo ai ferri corti l’esecutivo. La scorsa settimana, per venire incontro alle richieste delle sigle associative e degli operatori di settore, l’esecutivo aveva fatto un passo indietro sulla decisione di eliminare le agevolazioni per il gasolio agricolo, annunciandone una graduale eliminazione entro il 2026 (quindi non più in blocco come precedentemente previsto). Ma i cambiamenti apportati alla misura non sono stati ritenuti sufficienti dagli agricoltori, supportati dall’opposizione di centrodestra della Cdu.
A peggiorare la situazione arriverà anche un nuovo sciopero ferroviario a partire dal 10 gennaio, indetto su tutto il territorio nazionale dalla sigle sindacali e legato all’aumento degli stipendi e alle nuove regole contrattuali. Ed è anche scattato l’allarme di possibili infiltrazioni di militanti di estrema destra all’interno dei cortei degli agricoltori, che potrebbero sfociare in ulteriori violenze: a Berlino, infatti, all’interno delle manifestazioni sono comparse alcune bandiere di formazioni politiche nazionaliste e xenofobe. La situazione resta tesa.