Non accenna a riprendersi il mercato del gardening dopo il tonfo registrato a inizio anno: i primi nove mesi del 2023, in base ai forniti dal gruppo di rilevamento statistico Morgan che comprende la gran parte delle case costruttrici e rielaborati dal Comagarden, hanno visto in calo complessivo del 12%. Tra le cause principali di questa perdurante contrazione, secondo la sigla, c’è l’inflazione, che riduce la propensione all’acquisto di mezzi per il gardening, soprattutto da parte del vasto pubblico dei privati e degli hobbisti.

Ad eccezione di poche tipologie di mezzi che segnano incrementi rispetto allo stesso periodo del 2022 – come le tagliasiepi (+12,7%), i decespugliatori/linetrimmer (+16.8%), i soffiatori/aspiratori (+2,8%), i ride-on professionali (+28%) e i biotrituratori (+5%) – la gran parte delle altre tipologie segna passivi più o meno accentuati. I rasaerba calano del 23%, le motozappatrici del 26%, i decespugliatori a scoppio del 14% e le motoseghe del 12%.

Gardening, ancora negative le previsioni

L’andamento climatico dell’anno, caratterizzato da periodi siccitosi alternati a eventi climatici estremi, ha penalizzato in modo vistoso gli spazzaneve, che a fine settembre accumulano un passivo del 53%. Questi dati costituiscono la base per le previsioni elaborate dall’associazione di categoria Comagarden, che stima a fine anno un passivo pari al 7%. Il numero complessivo di macchine e attrezzature vendute dovrebbe attestarsi, nel bilancio conclusivo, intorno ad 1 milione e 263 mila unità.

In termini numerici, le tipologie di mezzi più acquistate saranno le motoseghe (328 mila unità previste), i decespugliatori a scoppio (212 mila) e i rasaerba (208 mila). Il mercato del gardening – ricorda Comagarden – ha avuto notevoli incrementi nel periodo della pandemia, come conseguenza della maggiore permanenza delle persone nelle proprie case e della maggiore attenzione per uno stile di vita salutistico e legato alla natura. Nell’anno in corso, tra l’altro, si riconferma una minore propensione ad investire nel settore, in parte per il ritorno a condizioni di vita più ordinarie in parte per l’inflazione, che riduce il potere di acquisto delle famiglie e porta a procrastinare gli investimenti nelle attività di tipo hobbistico.

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