Frumento, il raccolto nel 2022 è ai minimi storici. Cala drasticamente anche il grano duro. E aumentano i costi
Italmopa : "Il livello produttivo dovrebbe così registrare un record negativo, mai raggiunto nel corso degli ultimi 100 anni con una produzione di frumento tenero pari solo al 2% della produzione comunitaria"
2,5 milioni di tonnellate, con un vistoso calo del -15% rispetto all’anno precedente: i dati relativi alla produzione italiana di frumento, rilasciati dall’associazione industriali mugnai d’Italia – Italmopa, non lascia presagire nulla di buono in quello che è, a tutti gli effetti, l’anno più complicato per l’agricoltura da molto tempo a questa parte. Il tutto a fronte di fabbisogno per l’industria molitoria che si attesta intorno ai 5,3 milioni di ton (in sostanza, le previsioni non arrivano nemmeno a metà del fabbisogno).
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E per il grano duro la situazione è anche peggiore: in questo caso i cali previsti dovrebbero attestarsi intorno al -30-35%, secondo stime delle associazioni agricole. Anche le superfici disponibili per le coltivazioni sono rimaste sostanzialmente invariate, la contrazione della produzione nazionale di frumento va ricercata nella riduzione delle rese, a causa del combinato disposto di siccità, grande caldo ed eventi climatici estremi, a cui si sono accompagnate sia la crisi delle materie prime che quella energetica.
“Il livello produttivo – si legge nella nota dell’associazione industriali mugnai d’Italia – Italmopa – dovrebbe così registrare un record negativo, mai raggiunto nel corso degli ultimi 100 anni con una produzione di frumento tenero pari solo al 2% della produzione comunitaria. Per quanto concerne l’aspetto qualitativo, la produzione nazionale 2022 è caratterizzata da un contenuto proteico elevato ma da valori reologici non del tutto soddisfacenti, in particolare per i frumenti teneri di forza necessari per la produzione di farine destinate a prodotti a lunga lievitazione”.
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E, mentre calano le rese dei campi e crolla la produzione di frumento, i costi seguono una curva inversamente proporzionale, e schizzano alle stelle: il costo medio di produzione per un ettaro di grano duro è arrivato a toccare i 1200 euro, a fronte dei 700 di un anno fa, quindi con aumento record di 500 euro. “La gran parte di questi aumenti è da riversare sull’aumento del costo del carburante agricolo (schizzato a 1,60 euro al litro) – ribadisce in una nota Italmopa, per cui comunque “c’è un ulteriore aspetto da considerare: l’ulteriore esplosione del prezzo unico nazionale dell’energia elettrica registrata da luglio è destinata ad avere un forte impatto sui costi di produzione di tutti gli attori della filiera e in particolare del settore molitorio costituito da aziende energivore”.
Uno scenario complicatissimo, a cui si affianca anche la speculazione sugli indici borsistici. Italmopa ha infatti puntato i riflettori anche sul crollo di 45 euro/ton del grano duro alla borsa merci di Bari che, in poco meno di una settimana da 565 euro/ton, è passato alle attuali 520 euro/ton, mentre prezzo della pasta è aumentato del 17%. “L’invito è quindi di non vendere”, chiosa la sigla.