Agrisolare, Cia: «tassa su extra-profitti fotovoltaico beffa imprese agricole»
Anche gli impianti fotovoltaici installati sui tetti dei locali delle imprese agricole, alla stregua delle mega installazioni dei colossi energetici, saranno soggetti alla maggiore tassazione decisa dal Governo per far fronte alla crisi energetica. CIA lancia l'allarme
Una vera e propria frenata alla svolta green, al centro degli intenti programmatici del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR): non usa mezzi termini la sigla Cia-Agricoltori Italiani nel commentare la decisione del Governo di intervenire anche sugli extra-profitti generati dagli impianti fotovoltaici agricoli, aumentati negli ultimi mesi grazie agli stanziamenti previsti dalla misura “Parco Agrisolare” varata dal MiPAAF per il settore del fotovoltaico (un provvedimento il cui tesoretto di incentivi complessivi ammonta a circa 1,5 mld €).
Secondo Cia-Agricoltori Italiani, se applicata senza tenere conto dello stato in cui versa il settore, la manovra del Governo potrebbe avere “conseguenze irreversibili rispetto agli sforzi economici fatti dagli agricoltori che hanno investito in passato nelle energie rinnovabili”. Come ribadito anche dal presidente Cia, Cristiano Fini, “non è possibile accomunare i piccoli impianti fotovoltaici realizzati in connessione con l’attività agricola – mediamente di piccole dimensioni – ai grandi impianti industriali, che hanno per core business la produzione di energia elettrica”.
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A tale proposito la sigla ha quindi chiesto con urgenza un incontro con i ministri Franco, Cingolani e Patuanelli per trovare insieme una soluzione al grave problema legato al fotovoltaico agricolo. Secondo Cia, la decisione del Governo rappresenta un atto d’incoerenza rispetto all’obiettivo di autoproduzione energetica con fonti rinnovabili per il settore rurale. La legge 25/2022, convertendo il decreto-legge 4/2022, cambia di fatto le carte in gioco, cancellando con un tratto di penna tutti i diritti acquisiti, in un momento storico in cui gli agricoltori italiani sono vittime dei folli rincari dei costi delle materie prime e dei presidi tecnici sostenuti per mantenere le proprie aziende. “Questa decisione contrasta fortemente con gli obiettivi primari dell’intervento, che fu colto con grande interesse dalle imprese agricole ed in particolare le zootecniche – prosegue Fini – mentre ora, con la nuova normativa, il prezzo calmierato dell’energia si ridurrebbe a un decimo di quello di mercato”.
Per Cia, la marginalità prodotta con la vendita di energia in eccesso da impianti fotovoltaici avrebbe, invece, permesso agli agricoltori che hanno investito nelle rinnovabili di integrare il loro reddito e assorbire i costi sempre più alti dei fattori di produzione, assicurando alle aziende la sostenibilità economica. Soprattutto in un momento complicato come quello che stanno vivendo attualmente, dopo due anni difficili a causa delle pandemia e resi ancora più complicati dal combinato disposto della crisi ucraina e dei devastanti effetti della siccità della prima metà del 2022. In sostanza, sottolinea Cia, con questa scelta istituzionale gli agricoltori sarebbero “privati delle poche risorse utili a non indebitarsi per non dichiarare fallimento o a chiudere definitivamente le loro aziende”.