Florovivaismo, i costi di produzione a +74%. La ricetta CIA-Agricoltori Italiani per la ripresa
In vista delle elezioni politiche la sigla si schiera a fianco del florovivaismo e stila una lista di dieci punti per riportare in alto il settore
Un aumento del 74% dei costi di produzione dovuti soprattutto al caro energia che ha travolto le bollette di elettricità e gas (con cui vengono scaldate le serre), un calo del 30% delle vendite, dovuto soprattutto all’inflazione e alla perdita di potere d’acquisto dei consumatori, anch’essi colpiti dai pesanti rincari che hanno colpito anche i beni di prima necessità. È un quadro complicato quello dipinto da CIA-Agricoltori Italiani in merito allo stato del settore del florovivaismo in Italia.
Tuttavia, nonostante le difficoltà “il florovivaismo vuole continuare a garantire reddito e occupazione alle sue 24.000 imprese e oltre 100.000 addetti e mantenere intatto il terzo posto in Ue per produzione di piante e fiori con quasi 3 miliardi di fatturato”, ha commentato il presidente dei Florovivaisti Italiani, Aldo Alberto. Ed è proprio per rilanciare il settore, in occasione delle imminenti elezioni politiche, che la sigla ha stilato una lista in dieci punti per affrontare le necessità del breve e medio periodo, tenendo bene a mente quel faro che risponde al nome di PNRR.
Potrebbe interessarti
Florovivaismo, i costi schizzano a +74%. Pesano inflazione e rincari su materie prime
Florovivaismo, dai sostegni alle imprese contro i rincari alla riforma del servizio fitosanitario
Secondo i Florovivaisti di Cia, per contrastare l’emergenza rincari, dalle materie prime ai costi energetici, servono subito interventi sul gasolio agricolo per il riscaldamento delle serre. Oltre all’abbattimento delle accise, occorre l’estensione del credito d’imposta anche per il gasolio a uso riscaldamento. Necessario anche un contributo, di natura fiscale, per l’acquisto dei fattori produttivi impiegati (substrati, fertilizzanti, sementi, etc).
Secondo la sigla bisogna poi accelerare sull’applicazione della riforma del servizio fitosanitario, adeguando il numero di operatori e sostenendo maggiori controlli nei punti d’entrata dall’estero, per ridurre il rischio di introdurre nuovi patogeni da Paesi terzi. Soprattutto per far fronte alle emergenze fitosanitarie, occorre superare la regionalizzazione e arrivare a un sistema conforme nelle sue funzioni e nei suoi adempimenti in tutto il Paese.
Potrebbe interessarti
Filiera del verde, i residui possono giocare un ruolo cruciale per il settore. La conferenza Unagreen&Assogreen
Riflettori puntati sul ddl dedicato al settore è ancora bloccato al Senato dopo l’approvazione alla Camera, si chiede che l’iter riparta al più presto dopo le elezioni di settembre. Da non dimenticare poi la questione delle agevolazioni del fotovoltaico sulle serre, fondamentale in un periodo come quello attuale di crisi energetica, in cui bisogna garantire davvero alle imprese florovivaistiche di produrre energia rinnovabile sulle strutture di protezione e annessi produttivi. Il tutto favorendo gli investimenti delle aziende e l’integrazione al reddito, superando il limite dell’autoconsumo.
In più, nonostante il florovivaismo nazionale esporti l’80% dei propri prodotti all’estero, mancano infrastrutture di viabilità efficienti per il trasporto dei prodotti e una migliore logistica della distribuzione, soprattutto in alcune aree del Paese.
Il nodo dei prodotti fitosanitari e la legge sulla cannabis
Per evitare che l’applicazione drastica dell’obiettivo comunitario del taglio del 50% dei prodotti fitosanitari si traduca in un’impossibilità di produrre, occorre che la transizione sia accompagnata con attenzione e che siano resi disponibili mezzi di contrasto alternativi per le fitopatie, celermente e a prezzi accessibili. Per evitare concorrenza sleale, l’Europa deve anche imporre che le merci introdotte dai Paesi terzi abbiano stesse caratteristiche e stessa attenzione all’ambiente richiesta in Ue.
CIA Agricoltori-Italiani ha poi puntato i riflettori su ricerca e formazioni, aspetti cruciali per uno sviluppo consapevole del settore del florovivaismo italiano. Infatti, tutti gli adempimenti alle imprese, soprattutto i nuovi connessi alla sostenibilità, richiedono necessari supporti di consulenza alle imprese e formazione specialistica di consulenti in vivaismo. Oltre il 70% delle nuove varietà che sono registrate ogni anno in Ue appartengono al campo ornamentale. L’Italia, quindi, potrebbe ottenere un enorme vantaggio da una ricerca finalizzata alle nuove varietà di piante e fiori, che consentono di essere al passo con l’evoluzione dei consumi e con le pressanti esigenze ambientali e climatiche.
La Cannabis è una coltura dalle enormi potenzialità in tutti i campi (medicina, cosmetica, edilizia, energia) che sconta ancora una normativa non chiara. Per questo, i Florovivaisti di Cia chiedono di garantire finalmente: l’accesso al credito anche alle imprese canapicole; la liberalizzazione della vendita di cannabis per CBD; la riproduzione per via agamica della pianta; l’investimento in nuove varietà per i diversi usi; la prima trasformazione agricola di tutte le parti della pianta; la definizione di un valore di THC entro il quale tutte le parti della pianta siano commerciabili; la ristrutturazione dei mezzi di produzione per la produzione dei prodotti farmaceutici.
Da non dimenticare, infine, la cosiddetta “cultura del verde”: occorre tornare a investire nel verde, in modo strutturale e non episodico, mettendo a disposizione delle amministrazioni fondi ad hoc per la cura e la manutenzione delle aree a verde pubblico; insegnando il valore del verde nelle scuole; prevedendo regole diverse dagli appalti generali nei capitolati per il verde pubblico; snellendo gli iter burocratici per il reperimento dei materiali di base per l’attività florovivaistica.