Fendt 930 Vario, la prova sul campo. Da un estremo all’altro: generazione di fenomeni
Fendt 930 Vario. È il minore dei cinque modelli della nuova gamma Fendt 900 Vario, ma solo per la taratura della centralina del motore. Per il resto ha le stesse dotazioni del Fendt 942 Vario eletto Tractor of the Year 2020. Lo scorso anno abbiamo provato in anteprima il top di gamma della sesta generazione […]
Fendt 930 Vario. È il minore dei cinque modelli della nuova gamma Fendt 900 Vario, ma solo per la taratura della centralina del motore. Per il resto ha le stesse dotazioni del Fendt 942 Vario eletto Tractor of the Year 2020.
Lo scorso anno abbiamo provato in anteprima il top di gamma della sesta generazione di Fendt 900. Stiamo parlando di sua maestà il 942 Vario eletto Tractor of the Year 2020. Quest’estate abbiamo avuto la possibilità di lavorare col ‘più piccolo’ della nuova serie, per apprezzare fino in fondo la bontà del progetto.
Sì, perché è legittimo porsi qualche interrogativo leggendo le smancerie che si scrivono su un trattore quando sotto la lente c’è il non plus ultra che il listino può offrire.
Fendt 930 Vario, ‘la prova del nove’
Ecco quindi la ‘prova del nove’ per accertare la veridicità delle tante virtù emerse con la sfavillante ammiraglia. Questo, prendendo come controcampione il fratello minore della famiglia e cambiando qualche variabile esterna.
Come la tipologia e la morfologia del campo di gioco, questa volta extra argillosa e collinare, su cui è impossibile nascondere qualsiasi eventuale piccola debolezza. Ebbene, di fatto il risultato non cambia. Anche il Fendt 930 Vario protagonista del nostro ‘stress test’ di controllo, non lascia intravedere alcun punto debole. Prezzo a parte. Quello, purtroppo, rappresenta sempre una nota dolente.
La meccanica del Fendt 930 Vario, il più evoluto tra i modelli della gamma
Due motori idraulici sugli assali ripartiscono la coppia in modo indipendente. Analogamente al modello di punta 942 Vario, sotto il cofano del 930 Vario è montato il tanto acclamato 6 cilindri Man da 9 litri. L’intera nuova serie è infatti equipaggiata col medesimo propulsore in termini di hardware; a far la differenza tra i vari modelli è solo la taratura della centralina.
Sul minore della gamma, il D1556 è settato per esprimere una potenza di 296 cavalli e vanta una coppia massima di 158 chilogrammetri, numeri ben al di sotto dei valori massimi che caratterizzato l’ammiraglia (415 cavalli e oltre 200 chilogrammetri).
Una calibrazione quindi per certi versi conservativa rispetto alle potenzialità del motore, che ne esalta la parsimonia a livello di consumi e l’affidabilità. Grazie al concetto di bassa velocità nominale che risponde alla sigla di Fendt iD, il sei cilindri Man esprime un’elevata performance a un regime rotazionale ridotto facendo funzionare costantemente il trattore entro i valori di coppia massima e consumi specifici minimi.
La sensazione è quella di lavorare letteralmente con un ‘filo di gas’ in qualsiasi situazione, anche nelle condizioni di terreno più impegnative in cui si toccano 1.700 giri al minuto. D’altronde, quando il sei cilindri è al minimo gira ad appena 650 giri al minuto, mentre per viaggiare alla massima velocità di 50 chilometri orari su strada ne bastano 1.200.
Il sistema di iniezione Common rail sviluppato da Denso e controllato elettronicamente dalla centralina Bosch EDC17 funziona a circa 2.500 bar di pressione, mentre il turbocompressore con turbina a geometria variabile assicura una sovralimentazione ottimale in funzione delle dinamiche operative.
Niente ricircolo, solo Scr, Doc e Dpf
In più, un upgrade in termini di efficienza interna al motore deriva dall’eliminazione del sistema di ricircolo dei gas di scarico ottenuta grazie alla tecnologia SCRonly, coadiuvata da catalizzatore Doc e filtro antiparticolato Dpf per il rispetto dei parametri Stage V. Per dovere di cronaca, va però detto che i consumi di AdBlue si sono sensibilmente alzati rispetto al passato.
Sul fronte del gruppo radiante, merita almeno una citazione l’evoluta ventola reversibile che consente una pulizia separata della griglia tramite la completa inversione della direzione del flusso. Un ulteriore cruciale salto di qualità rispetto alla precedente generazione è rappresentato dall’introduzione della trasmissione VarioDrive.
Un’architettura rivoluzionaria, messa a punto prima sulla serie 1000 Vario e poi declinata anche sui nuovi 900 Vario.
La tecnologia VarioDrive scardina il concetto classico di trazione integrale caratterizzata da una coppia in rapporto fisso tra assale anteriore e posteriore. Con questa nuova trasmissione si ottiene una trazione integrale variabile, in cui la coppia viene distribuita tra i due ponti in modo indipendente tramite due circuiti di azionamento.
Il principio è sempre quello della suddivisione della potenza meccanica e idrostatica; la differenza sostanziale a livello di impiantoche contraddistingue la nuova unità siglata ‘TA’ rispetto la famiglia di trasmissioni ‘ML’ sta nel fatto che la pompa idraulica alimenta due motori idraulici, uno apposito per l’assale anteriore e un altro dedicato all’assale posteriore.
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