FederUnacoma fa il punto sulle strategie per la promozione della meccanica agricola italiana nel mondo
In occasione del "Think Tank" annuale organizzato dalla sigla che riunisce i produttori agromeccanici sono stati tanti gli interventi degli specialisti e degli esperti di settore
Una lunga tradizione di artigianalità e ricerca che ha portato alla nascita di macchine che hanno scritto la storia del comparto ma che, a livello globale, non hanno ancora raggiunto lo stesso status di valore aggiunto che caratterizza altri prodotti del “Made in Italy” come quelli provenienti dal settore della moda o dell’agroalimentare. Per il comparto della meccanica agricola italiana, in sostanza, servirebbe un ulteriore salto di qualità, in grado di traghettarla con successo anche nei mercati emergenti dell’Asia, dell’America Latina e dell’Africa e, al contempo, consolidarne il prestigio nei mercati tradizionali. Sono questi i principali punti dell’intervento con cui il presidente di FederUnacoma Alessandro Malavolti ha aperto il Think Tank dal titolo “Il made in Italy, un valore aggiunto per l’agromeccanica”, organizzato presso il castello di Rosciano (Perugia) in concomitanza con lo svolgimento della fiera Agriumbria.
FederUnacoma, il Think Tank per la promozione del settore: cresce l’export, ma meno di altri settori
Nonostante la crescita dell’export di settore, che lo scorso anno ha raggiunto i 6,5 miliardi euro (+3,6% sul 2021), la meccanica agricola italiana deve fronteggiare la concorrenza sempre più agguerrita dei Paesi asiatici, che sfruttano soprattutto la leva del prezzo. I dati relati alle esportazioni degli ultimi dieci anni – presentati da Emanuele Di Faustino, responsabile industria di Nomisma – indicano infatti una crescita dell’export di macchine agricole pari al 38% a fronte di una crescita molto maggiore degli altri settori del made in Italy (+66%).
La promozione del settore agromeccanico sui mercati globali può contare sul supporto dell’Agenzia Ice che – ha sostenuto il presidente dell’Agenzia, Matteo Zoppas – ha ampliato il raggio d’azione con le sue nuove linee guida e con i suoi 78 uffici dislocati in ogni continente e organizzati proprio per operare in stretta sinergia con le organizzazioni dei produttori. Nei prossimi anni la regione nordafricana e quella balcanica saranno alcune delle aree di intervento prioritarie per la promozione delle macchine agricole italiane.
Le variabili dettate dalla geopolitica
Le strategie di promozione dell’industria italiana – ha sottolineato il direttore di Domino, Dario Fabbri – devono tenere conto di tutte le variabili geopolitiche che condizionano il mercato, ma possono fare leva sul ruolo strategico che la meccanica agricola è chiamata a svolgere in questo momento storico, visto che l’agricoltura è diventata settore di punta per tutti i sistemi economici più importanti.
In questo scenario si sviluppa l’azione di governo – ricordata dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso – che ha riaffermato la necessità di sostenere e incentivare l’innovazione tecnologica delle industrie italiane, per far fronte alla concorrenza dei Paesi emergenti. A tal fine, l’esecutivo è impegnato in una razionalizzazione e in una semplificazione del sistema di incentivazione pubblica che – ha spiegato Urso – per essere ancora più efficaci devono prevedere procedure snelle e di facile accesso per le imprese.
I lavori del Think Tank di FederUnacoma si sono conclusi nel pomeriggio con i tavoli di approfondimento dedicati rispettivamente a: “Il valore del Made in Italy nel marketing dell’agromeccanica. La conoscenza e la valutazione del prodotto italiano sui mercati nazionali ed esteri”, coordinato da Sabina Addamiano, docente di Marketing specialistico all’Università Roma Tre; “La qualità globale, una sfida per l’industria italiana. Design, affidabilità e servizi: gli standard richiesti sui principali mercati”, coordinato da Roberta Guglielmetti, docente di Operation Management all’Università Roma Tre; “La sostenibilità sociale e ambientale, un requisito della “qualità italiana”. Le risorse umane e le risorse naturali nella valorizzazione del prodotto”, coordinato da Luca Ferrucci, docente di Economia e management delle imprese all’Università di Perugia.