Fame di cavalli, il grosso del fatturato vien dall’alta potenza
Le industrie europee del trattore, negli ultimi dieci anni, hanno modificato in modo tangibile la loro struttura produttiva. Estetica e sicurezza a parte, è sotto il cofano che è maturata la trasformazione più evidente. Nel listino le potenze di ingresso sono andate perdendo gradualmente di interesse, mentre è sopra i 100 cavalli che l’offerta ha […]
Le industrie europee del trattore, negli ultimi dieci anni, hanno modificato in modo tangibile la loro struttura produttiva. Estetica e sicurezza a parte, è sotto il cofano che è maturata la trasformazione più evidente. Nel listino le potenze di ingresso sono andate perdendo gradualmente di interesse, mentre è sopra i 100 cavalli che l’offerta ha realizzato il grosso del fatturato.
I ‘fatturati’ dei diversi segmenti di potenza
Il confronto 2007-2016 (ultimo dato disponibile, fonte Axema) non lascia dubbi alle interpretazioni. Considerando il valore complessivo della produzione continentale, la torta datata 2007 era così composta: una fetta del 52 per cento oltre i 120 cavalli, una fettina del 12 per cento tra i 100 e i 120 cavalli, una bella porzione pari al 21,4 per cento tra 80 e 99 cavalli, uno spicchio da 11,2 per cento tra i 50 e i 79 cavalli e poche briciole – 3,1 per cento – per i piccolini da 49 cavalli in giù.
Cresce (tanto) la fetta degli over 120 cavalli
Dieci anni dopo le porzioni nei piatti mostravano non poche differenze. La fetta over 120 cavalli risultava accresciuta di oltre 13 punti (fino al 65,5 per cento) e anche tra i 100 e i 120 l’appetito era diventato più esigente (15 per cento di quota). In forte calo, invece, la porzione ad appannaggio della fascia 50-79 cavalli, scesa attorno ai 4 punti percentuali.