Dopo mesi di incertezza climatica, il grande caldo è tornato a lambire tutta l’Italia: da settimane l’afa e le alte temperature non danno tregua alla Penisola, con picchi superiori ai 40 gradi al Sud e sulle Isole. Seppur lievemente più basse, anche al Nord le colonnine di mercurio sono schizzate verso l’alto. E con il ritorno del caldo, purtroppo, in alcune zone dell’Emilia-Romagna è tornata anche la piaga delle cavallette che da settimane stanno facendo strage di frutta ed erba medica. A lanciare l’allarme due sigle di settore: Coldiretti e CIA-Agricoltori Italiani.

Le cavallette sono riuscite a proliferare grazie alla temperature elevate e alla mancanza delle pioggia per diverse settimane. In poco tempo hanno intaccato una pluralità di colture, causando danni ingenti a numerose imprese e all’indotto locale. Come riportato dalla Coldiretti, nel Faentino le cavallette non solo hanno divorato le coltivazioni di erba medica e foraggi ma anche la frutta in maturazione sugli alberi (pesche, susine e albicocche tardive). Sul territorio Coldiretti ha subito avviato con le aziende associate un monitoraggio approfondito per individuare i vari focolai e sollecitare l’intervento delle istituzioni locali per limitare i danni ed evitare che il problema si diffonda ad altre zone.

“Una vera e propria calamità – si legge in una nota – che sta spingendo gli agricoltori ad accelerare nelle operazioni di raccolta per evitare di perdere l’intera produzione, proprio nel momento in cui le aziende cercano faticosamente di rialzarsi dopo la devastante alluvione dello scorso anno”.

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Le cavallette essendo polifaghe colpiscono non solo le coltivazioni in campo, ma anche orti e giardini provocando una vera catastrofe biologica che rischia di mettere in ginocchio centinaia di aziende ma anche allevamenti che in pochi giorni vedono sparire il foraggio necessario per gli alimenti costringendoli ad ulteriori spese per l’acquisto del mangime. Il ritorno delle cavallette è solo l’ultimo effetto dei cambiamenti climatici che hanno causato la diffusione di insetti alieni in Italia provocando danni per oltre un miliardo all’anno all’agricoltura con gravissimi effetti sul piano ambientale, paesaggistico ed economico.

Si va dalla cimice asiatica – conclude Coldiretti – alla Popillia japonica che distruggono frutteti e vigneti, dalla Drosophila suzukii, “golosa” di ciliegie, mirtilli e uva, al cinipide galligeno che ha fatto strage di castagni, dal Bostrico Tipografico, il “killer” del bosco nell’arco alpino fino al punteruolo rosso che ha decimato le palme, mentre il calabrone asiatico (Vespa velutina) e il coleottero africano (Aethina tumida) attaccano gli alveari.

La situazione in Emilia-Romagna. I commenti

Sono numerose anche le testimonianze raccolte da Cia-Agricoltori Italiani direttamente sul territorio. “Il numero elevato e la voracità di questi insetti è tale che ormai aggrediscono tutte le colture, dopo i medicai anche i frutteti, pesche e albicocche, e vigneti”, ha commentato Stefano Francia, presidente di Cia Emilia Romagna. “E se il fenomeno di proliferazione continua di questo passo nel giro di pochi giorni arriveranno anche in pianura con prevedibili ulteriori danni”.

“È una corsa ormai impari per gli agricoltori che si trovano ad affrontare una crisi dopo l’altra in molti casi senza essersi ‘ripresi’ dalle precedenti”, gli fa eco Danilo Misirocchi, presidente della Confederazione romagnola – e sono costretti raccogliere prima che le cavallette si portino via tutto. Inoltre l’abbandono delle aree montane e collinari, quindi non più coltivate, aumenta la proliferazione delle cavallette che, peraltro, non trovano antagonisti naturali, spesso rappresentati da animali da cortile come le faraone che sono ghiotte di questi insetti”.

La sigla ha chiesto alla Regione Emilia-Romagna di procedere alla delimitazione delle aree per la richiesta dello stato di calamità naturale tramite l’attivazione della legge 102. Da qui l’invito agli agricoltori a segnalare gli attacchi da cavallette per agevolare la definizione della mappatura delle aree colpite.

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