Con una storica tradizione nel campo della meccanica agricola, l’Italia sta cercando di ritagliarsi un ruolo di primo piano nella ricerca applicata al servizio dell’automazione (con robot) e della elettrificazione. I numeri sono ancora troppo piccoli per parlare già dell’esistenza di nuova domanda. Ma sono comunque tali da proiettare il Paese tra i primi cinque nel mondo per innovazione in questo campo (come l’e-Worker di Merlo in apertura mette in evidenza).

Robot agricoli e trattori elettrici, uno scenario sempre più affollato

In base ai dati sviscerati durante EIMA International 2021, oggi sulla scena internazionale sono presenti un centinaio di robot agricoli, molti ancora in fase di prototipo. Di questi, ventiquattro sono stati prodotti da grandi gruppi statunitensi, sedici da aziende olandesi, dodici da compagnie francesi e sette da imprese del settore tedesche. Con quattro esemplari di robot di ultima generazione le aziende italiane, a pari merito con quelle inglesi, danesi e spagnole, hanno conquistato il quinto posto nella classifica globale dell’automazione.

“L’Italia è sempre più avviata verso una progressiva contrazione del numero delle aziende attive, con meno addetti che devono garantire le coltivazioni di più ettari”, ha commentato Francesco Marinello, docente di Meccanica agraria all’Università di Padova. “Anche per questo motivo l’automazione può essere una risposta alle nuove esigenze e caratteristiche del mondo imprenditoriale”.

I settori di applicazione

I robot fino ad ora prodotti sono destinati per il 44% a colture erbacee, per il 35% arboree, per il 21% orticole. E sono alimentati nella stragrande maggioranza da motore elettrico (78%) o diesel (14%). Solo l’8% è ibrido. Appena il 3%, infine, è un trattore autonomo mentre oltre il 30% è destinato al diserbo meccanico o alla raccolta. Insieme alle macchine elettriche i robot rispondono alla richiesta di maggior capacità di controllo e di trasmissione e di rendimenti più elevati.

“A bordo della macchina agricola – prosegue Marinello – il rendimento di conversione di energia meccanica varia a seconda del tipo di propulsione”. Con la benzina oscilla tra il 20 e il 30%, con gli accumulatori elettrici tra il 70 e il 90%. Inoltre il prezzo al chilo delle batterie al litio è in costante diminuzione da dieci anni a questa parte, a differenza di quello del gasolio a tonnellata, che negli ultimi anni ha mostrato una tendenza alla crescita e il cui valore dipende da molteplici fattori, compresi quelli geopolitici.

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