Doppstadt Trac 160. Un portattrezzi incompreso
Il portattrezzi tedesco ha avuto vita breve, e in Italia pochi l’hanno visto. Ma tecnicamente era all’avanguardia. Era omologato come trattrice e come macchina operatrice, e aveva tutte le caratteristiche per farsi valere anche in ambito forestale. Nonostante le sue doti di polivalenza il Doppstadt Trac 160 non ebbe decisamente successo, tantomeno in Italia dove il prezzo […]
Il portattrezzi tedesco ha avuto vita breve, e in Italia pochi l’hanno visto.
Ma tecnicamente era all’avanguardia. Era omologato come trattrice e come macchina operatrice, e aveva tutte le caratteristiche per farsi valere anche in ambito forestale.
Nonostante le sue doti di polivalenza il Doppstadt Trac 160 non ebbe decisamente successo, tantomeno in Italia dove il prezzo di listino non invogliava certo all’acquisto e se ne videro solo pochi esemplari all’inizio degli anni 2000.
Dal punto di vista qualitativo il portattrezzi tedesco era però un’ottima macchina, e se la giocava alla pari con lo Xylon della Fendt (altra macchina con scarso successo commerciale) e il JCB Fastrac.
Rispetto a questi era peraltro più potente, ma aveva anche una massa superiore.
Caratterizzato da un design poco moderno anche per l’epoca, con le linee squadrate e il tubo di scarico che spuntava dal cofano, aveva però una certa personalità e, soprattutto, era comodo e funzionale.
Le quattro ruote motrici isodiametriche e la cabina fissata in posizione centrale conferivano grande aderenza e forza di trazione in campo e in strada, dove esprimeva al meglio le sue potenzialità.
Motore e cabina poggiavano su un robusto telaio, e lo sterzo agiva su entrambi gli assali, quello posteriore rigido, quello anteriore sospeso su molle elicoidali asservite da ammortizzatori telescopici ad aria.
Era possibile sterzare solo sulle ruote anteriori, solo sulle posteriori o su entrambe, in modo concentrico o a granchio.
Indubbiamente affidabile era il motore, il Mercedes OM 366 A ampiamente utilizzato per un gran numero di applicazioni sia in campo industriale che automotive.
Il 6 cilindri tedesco da 6 litri erogava 160 cavalli di potenza massima a 2.400 giri con una coppia massima di 57 chilogrammetri a 1.400.
Assai moderna per l’epoca era invece la trasmissione, prodotta da ZF, con sei rapporti sincronizzati in 4 stadi, raddoppiati dal superriduttore.
In tutto 48 rapporti utilizzabili anche in retro grazie all’inversore collocato sulla leva principale.