Doom, un ricercatore è riuscito a far girare lo storico videogioco sul terminale di un trattore
Ma le implicazioni sono potenzialmente "rivoluzionarie": sono stati aggirati, infatti, anche i limiti imposti dal produttore del trattore sulla possibilità di fare manutenzione dei mezzi
Alla fine, dopo essere stato lanciato su un abnorme quantità di dispositivi dotati di un microprocessore e uno schermo – dai distributori automatici di merendine alle Touch Bar dei più recenti MacBook Pro – l’iconico videogioco Doom è stato fatto girare anche sul display multifunzione di un trattore John Deere. Esatto, avete letto bene: lo sparatutto di Id Software, vera propria leggenda per gli appassionati nonché capostipite nel “lontano” 1993 della categoria videoludica degli sparatutto in prima persona (FPS, ovvero First Person Shooter), è stato giocato sullo stesso pannello che agricoltori e operatori utilizzano per impostare tutti i parametri necessari alle corrette lavorazioni dei campi. Addirittura, per l’occasione, la versione di Doom fatta girare sul terminale non era quella classica, bensì una mod che, al posto dei classici corridoi, aveva campi di grano e strutture agricole.
Doom, lo sparatutto che rivoluzionò i videogiochi ora potrebbe cambiare anche l’agromeccanica
Presentata da Sick Codes durante il Def Con di Las Vegas, uno degli eventi cyber più importanti al mondo, la modifica al terminale del trattore che ha permesso di lanciare Doom non è soltanto un semplice divertissement informatico, ma una vera e propria rivoluzione in seno al campo agromeccanico. Questo perché il ricercatore, prima di riuscire a riprodurre Doom sopra l’interfaccia grafica del produttore, è riuscito dopo mesi di lavoro, a “bucare” il sistema operativo (nello specifico uno dei subsystem linux), riuscendo quindi ad ottenere quelli che nel gergo tecnico sono definiti come gli accessi di root. Con cui poi ha potuto scaricare l’intera mappa diagnostica del sistema informatico installato sul trattore, log compresi.
Il che, tradotto, significa poter ripristinare le funzioni digitali ed elettroniche dopo aver messo mano mano al motore o ad altri componenti per ripararle in casa, in caso di guasto. Questa funzionalità, infatti, fino ad oggi era appannaggio (quasi) esclusivo dei centri di assistenza ufficiali del brand, che in questo modo escludeva la possibilità di riparazioni fatte dagli stessi agricoltori. Una filosofia aziendale per cui, a più riprese, l’azienda è stata accusata di essere troppo rigida nella gestione tramite software dei suoi macchinari, che tra l’altro possono essere anche disattivati da remoto, come successo per alcuni trattori rubati durante il conflitto ucraino.
Tuttavia, il processo per riuscire a ottenere il “controllo” del trattore dopo aver effettuato riparazioni è stato effettuato tramite jailbreak, ovvero con l’aggiunta di una scheda programmata alla moteherboard del mezzo agricolo, tramite specifiche saldature. Un processo piuttosto complicato per i non addetti ai lavori, quasi impossibile da replicare senza una conoscenza approfondita delle componenti e dei software in gioco.