Deutz-Fahr 7250 TTV: Tractor of the Year 2013 e Golden Tractor per il miglior design. Il nuovo alfiere di Casa Deutz-Fahr sbaragliò la concorrenza, aggiudicandosi il titolo di trattore dell’anno e il premio per la la linea più moderna. D’altronde Deutz-Fahr era il marchio che dava più soddisfazioni all’interno del Gruppo SDF. Nel 2011 in Italia erano stati immatricolati quasi 800 trattori del brand.

Un successo che era anche figlio della strategia del Gruppo di Treviglio volta a differenziare i tre marchi, Same, Lamborghini e Deutz-Fahr per riposizionarli meglio sul mercato. Con il marchio di origini teutoniche che era quello più conosciuto a livello mondiale, disponendo anche di una “full-line” completa con prodotti tecnologici ed ergonomici.

SDF per il design decise di affidarsi all’Italdesign di Giorgetto Giugiaro che nel passato firmò capolavori come gli Antares del 1990. I primi frutti della collaborazione furono le due nuove serie ‘6’ e ‘7TTV’. Entrambe si caratterizzavano non solo per l’adozione del nuovo design, ma anche per l’adozione dei motori Stage IIIB (allora il top a livello motoristico) e per numerose innovazioni. Nello specifico, la nuova serie 7 TTV rappresentava il nuovo top di gamma Deutz nel segmento dei trattori con trasmissione a variazione continua. Tre i modelli disponibili, chiamati 7210, 7230 e 7250 TTV, con le sigle che rispecchiavano la nuova nomenclatura atta a individuare la classe e la potenza dei trattori.

Deutz-Fahr 7250 TTV, la meccanica. Upgrade su tutti i fronti. Prestazioni e consumi al top grazie all’SCR

Il modello provato dalla rivista Trattori era il più potente, ovvero il Deutz-Fahr 7250 TTV dotato di propulsore capace di 238 cv e in tutte le condizioni e 263 grazie alla doppia curva che viene gestita dall’elettronica del motore. L’aspetto decisamente piacevole e aggressivo, incattivito dai grossi pneumatici posteriori Trelleborg 710/70R38.

Il tocco di Giugiaro si notava subito ammirando il bel cofano monoblocco: sapienti nervature e incavi rendevano poco visibile la grande superficie grigliata necessaria per fare respirare meglio il propulsore omologato Stage IIB. Pregevole il design della parte posteriore dove spiccavano i nuovi gruppi ottici a led. Gli interventi di Italdesign si erano rivolti anche gli interni, rendendoli più spaziosi, con una visibilità ulteriormente migliorata.

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Sollevando il cofano monoblocco si accedeva facilmente al propulsore. I vari scambiatori per l’aria condizionata e l’intercooler si aprivao in avanti verso l’alto per consentirne un’agevole pulizia. Dietro pulsava un sei cilindri Deutz tipo TCD 6.1 L06 4V la cui sigla dice già tutto: è turbocompresso con intercooler, dotato di quattro valvole per cilindro e iniettore centrale, valvola west-gate e gestione dell’elettronica ad alta pressioni a 2.000 bar con sistema DCR (Deutz Common Rail). Per la riduzione delle emissioni Deutz aveva optato per il sistema SCR. Il serbatoio era di 435 litri (quello dell’AdBlue di 50 litri, integrato in quello più grande per il carburante).

Giorgetto Giugiaro, con la sua Italdesign, oggi di proprietà del gruppo Volkswagen, ha disegnato automobili e supercar indimenticabili, come del resto autocarri e altri veicoli industriali. Soprannominato nel settore come “il maestro”, ha vinto decine di premi nel corso della sua lunga carriera

La potenza omologata secondo lo standard Ece R-120 era equivalente a 236 cv mentre quella massima era pari a 238 cv a 1.900 giri che diventavano 263 per merito del boost nelle applicazioni alla presa di forza e nei trasporti. La potenza veniva erogata in modo praticamente costante da 1.600 a 2.100 giri, conferendo al propulsore una progressione notevole soprattutto su strada con rimorchio al seguito. La coppia massima si attestava attorno ai 95 chilogrammetri e 1.600 giri (102,8 col boost).

Il sei cilindri tedesco trasmetteva la sua coppia a una collaudata trasmissione a variazione continua ZF. Tecnicamente era composta da quattro gruppi epicicloidali che fornivano altrettante gamme di lavoro da una unità idrostatica. Una configurazione che consentiva l’applicazione del principio di funzionamento definito “spilpower”, ovvero la divisione in due rami della potenza del motore. L’inversore elettroidraulico al volante, poi, duplicato sulla leva multifunzione consentiva inversioni di marcia veloci e fluide. La trasmissione, tra l’altro, era stata concepita per raggiungere i 60 all’ora, ma nei paesi dove non era consentito era elettronicamente limitata a 50 o 40 all’ora (come in Italia).

L’impianto idraulico contava due circuiti: una pompa a ingranaggi con una portata da 44 litri serviva lo sterzo e i circuiti ausiliari, mentre un’altra a centro chiuso Load Sensing da 120 litri attivava il sollevatore elettronico e i distributori. Il sollevatore aveva una capacità di 10 ton alle rotule ed era dotato di tutte le funzioni disponibili allo stato attuale.

La cabina. Dalla mano del maestro

Esaminando la cabina MaxiVision si potevano apprezzare numerosi particolari studiati dai tecnici Deutz-Fahr e da Giugiaro. Molto ben realizzati la leva multifunzione di avanzamento che integrava tutti i principali comandi del trattore e che consentiva con il pollice destro di controllare i parametri di avanzamento del mezzo. Tutti i tasti e le leve beneficiavano del codice colore che permetteva di individuare quelli della trasmissione (arancio), dell’idraulica (blu), della presa di forza (gialli) e del sollevatore (verde) in un istante.

Nella versione di base il trattore era equipaggiato con il nuovo display a colori collocato sul montante anteriore destro della cabina che indicava chiaramente le funzioni del trattore. Accattivante all’occhio, oltre che comodo da azionare, il pannellino dei fari integrato nella parte alta del montate posteriore destro. Come optional era presente l‘iMonitor (3.500 euro), ovvero un monitor con display touchscreen da 12 pollici integrabile con il sistema di guida Gps “Agrosky” e con il dispositivo di gestione professionale “ComforTip”

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