Crisi Ucraina, rischio carenza concimi per l’Italia: tagliati 378 mln di kg dopo il nuovo stop
Il divieto all'esportazione, deciso dal Governo di Kiev per prevenire crisi alimentari all'interno della drammatica situazione che il Paese sta vivendo dopo l'invasione russa, ha messo in seria difficoltà numerosi importatori europei, tra cui l'Italia
Le criticità per l’approvvigionamento dei concimi, dopo il boom dei prezzi registrato in concomitanza con l’aggravarsi della situazione in Ucraina in seguito all’invasione russa del 24 febbraio, sembrerebbero destinate ad aggravarsi. Stando infatti a quanto riportato dalla Coldiretti, la decisione presa da Kiev di bloccare le esportazioni di concimi per prevenire dilaganti crisi alimentari (decisione che, tra l’altro, arriva dopo l’analogo stop di Russia e Bielorussia, come contromossa alle sanzioni economiche inflitte da Unione Europea e Usa), all’Italia mancheranno circa 378 mln di kg di fertilizzanti, fondamentali per iniziare le semine della prossima stagione. Il provvedimento dell’Ucraina colpisce duramente il nostro Paese, che proprio dalla nazione est-europea importa ben 136 milioni di chili di fertilizzanti mentre altri 171 milioni di chili arrivavano dalla Russia e 71 dalla Bielorussia: una quota d’insieme che, stando alle analisi Coldiretti su dati Istat, corrisponderebbe a circa il 15% del totale delle importazioni.
L’annuncio dello stop alle esportazioni ucraine di concimi, inoltre, sta facendo ulteriormente impennare i costi di produzione delle aziende agricole che devono affrontare rincari di tutti i concimi. L’urea che è il fertilizzante più importante per l’agricoltura – conclude la Coldiretti – è balzata a quasi 1000 euro a tonnellata contro i 350 euro a tonnellata dello scorso anno, secondo il report di Cai – Consorzi Agrari d’Italia, mentre il perfosfato minerale è passato da 170 agli attuali 330 euro/tonnellata e i concimi a contenuto di potassio sono schizzati da 450 a 850 euro/tonnellata.
Concimi, gravi difficoltà in arrivo per l’Italia
L’Ucraina è uno dei grandi esportatori insieme alla Bielorussia che – spiega la Coldiretti – è il secondo produttore mondiale di potassio ingrediente base di molti fertilizzanti mentre la Russia produce più di 50 milioni di tonnellate all’anno di fertilizzanti, il 13% del totale mondiale, che vengono esportati in tutto il mondo,. Agli effetti negativi per lo stop delle consegne dai tre Paesi coinvolti direttamente si aggiungono le difficoltà dei grandi produttori come il colosso norvegese Yara che ha appena annunciato la temporanea riduzione della produzione in Europa.
L’annuncio dell’Ucraina arriva infatti proprio alla vigilia delle semine primaverili necessarie all’Italia per aumentare di almeno un milione di ettari la superfice coltivata con la produzione di mais, girasole e soia per l’alimentazione degli animali mentre in autunno le concimazioni serviranno per il grano duro per la pasta e quello tenero per la panificazione. Un appuntamento da affrontare con gli accordi di filiera proposti dalla Coldiretti all’industria mangimistica e alimentare per ridurre la dipendenza dall’estero da dove arriva circa la metà del mais necessario all’alimentazione del bestiame il 35% del grano duro per la produzione di pasta e il 60% del grano tenero per la panificazione, che rende l’intero sistema e gli stessi consumatori in balia degli eventi internazionali.
Le proposte avanzate da Coldiretti: il ruolo centrale del biometano agricolo
“Una risposta immediata può derivare dalla stessa capacità del settore agricolo di produrre energia con il biometano agricolo il cui processo di digestione anaerobica alimentato da scarti e rifiuti delle filiere agroalimentari che mette a disposizioni preziosi materiali fertilizzanti” afferma il Presidente Ettore Prandini nell’auspicare che “il Ministero della Transizione Ecologica adegui al più presto la disciplina consentendo la equiparazione ai concimi di origine chimica nei piani di fertilizzazione per un libero utilizzo”.
La sostanza organica residua, il cosiddetto digestato, contiene elementi della fertilità, quali azoto, fosforo e potassio ideali per la fertilizzazione dei terreni grazie all’apporto di sostanza organica e di elementi nutritivi. Se gli obiettivi del Pnrr saranno rispettati – spiega la Coldiretti – si stima di produrre 130 milioni di tonnellate di fertilizzante organico in grado di ridurre del 30% le emissioni del settore.