Al rincaro dei costi del grano potrebbe aggiungersi anche la sua carenza sul mercato italiano: stando all’analisi fatta dalla Coldiretti sui dati Istat, se le parole del vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev sui cambiamenti alle esportazioni di grano fossero applicate in tempi brevi, all’Italia verrebbe “tagliata” una fornitura di ben 153 mln di kg di grano, dei quali 96 milioni di chili di tenero per la panificazione e 57 milioni di chili di duro per la produzione di pasta.

Ha fatto scalpore la dichiarazione dell’ex presidente (fu eletto nel 2008) Medvedev sulla scelta di voler esportare il grano solo ai paesi amici della Russia che, a detta sua, “non sono in Europa o in Nord America” (territori da cui sono fioccate sanzioni senza precedenti dopo l’invasione dell’Ucraina). La nuova scure da parte di Mosca arriva dopo la richiesta del pagamento in rubli del gas fornito ai partner commerciali (richiesta, per ora, spedita al mittente dall’UE) e va a impattare su un settore già in grande difficoltà nel nostro Paese, e su cui iniziano a gravare le misure protezionistiche di altri stati.

Crisi Ucraina, limitato l’impatto della scelta russa. Preoccupano invece i problemi alle semine di Kiev

La Russia – sottolinea la Coldiretti – è diventato il principale esportatore mondiale di grano ma la dipendenza dell’Italia risulta limitata con appena il 2,3% del totale del grano importato dall’estero, tra duro e tenero. A preoccupare l’Italia sono soprattutto le difficoltà nelle semine primaverili di cereali in Ucraina che – sottolinea la Coldiretti – saranno praticamente dimezzate su una superficie di 7 milioni di ettari rispetto ai 15 milioni precedenti all’invasione della Russia che sta bloccando anche le spedizioni dai porti del Mar Nero.

Si tratta di un taglio significativo anche alla luce delle difficoltà del commercio internazionale di materie prime agricole in una situazione in cui – precisa la Coldiretti – molti Paesi stanno adottato misure protezionistiche, bloccando le esportazioni. Se è vero che dall’Ucraina in Italia arriva appena il 2,7% delle importazioni di grano tenero per la panificazione per un totale di 122 milioni di chili, va segnalato che arriva anche ben il 13% delle importazioni di mais destinato all’alimentazione degli animali per un totale di 785 milioni di chili, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat relativi al 2021.

Lo scacchiere import-export del grano per l’Italia

L’Italia peraltro – precisa la Coldiretti – importa circa la metà del mais di cui ha bisogno per oltre 6 milioni di tonnellate provenienti prevalentemente da Ungheria 30% (1,85 milioni di tonnellate), Slovenia 13% (780 mila tonnellate) e appunto Ucraina (770 mila tonnellate), secondo lo studio Divulga, da cui è stata avviata anche la prima spedizione di migliaia di tonnellate di mais attraverso il treno diretto ai confini ovest con i porti del Paese che rimangono bloccati a causa dell’invasione russa.

“In questo contesto è importante il via libera dell’Unione Europea alla semina in Italia di altri 200mila ettari di terreno per una produzione aggiuntiva di circa 15 milioni di quintali di mais per gli allevamenti, di grano duro per la pasta e tenero per la panificazione, necessari per ridurre la dipendenza dall’estero” afferma il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare “si tratta di un quantitativo che nel medio periodo può aumentare di almeno cinque volte con la messa a coltura di un milione di ettari lasciati incolti per la insufficiente redditività, per gli attacchi della fauna selvatica e a causa della siccità che va combattuta con investimenti strutturali per realizzare piccoli invasi che consentano di conservare e ridistribuire l’acqua”.

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