Covid-19, la meccanizzazione agricola non è attività essenziale?
I costruttori di macchine per l’agricoltura prendono atto della decisione del governo di non inserire fra le attività produttive ritenute essenziali, in questa fase di emergenza sanitaria che il Paese sta affrontando, il proprio comparto modificando quanto precedentemente deciso, sulla base delle pressioni delle rappresentanze sindacali. “L’elenco dei nuovi codici Ateco stilato ieri dal MISE […]
I costruttori di macchine per l’agricoltura prendono atto della decisione del governo di non inserire fra le attività produttive ritenute essenziali, in questa fase di emergenza sanitaria che il Paese sta affrontando, il proprio comparto modificando quanto precedentemente deciso, sulla base delle pressioni delle rappresentanze sindacali.
“L’elenco dei nuovi codici Ateco stilato ieri dal MISE – ha commentato il Presidente di FederUnacoma, Alessandro Malavolti – esclude di fatto dalle attività ritenute essenziali le nostre produzioni, unico caso in Europa, ponendo un segmento produttivo da 11,4 miliardi di fatturato in gravissima difficoltà”.
FederUnacoma ritiene pertanto doveroso fare alcune precisazioni a tutela del settore perché in gioco c’è certamente la massima attenzione nei confronti dei lavoratori, della loro salute ma anche la tenuta di un tessuto industriale che ‘serve’ il Paese e il mondo. L’agricoltura è da sempre il ‘bene primario’ di ogni territorio, e in questa fase emergenziale è ritenuta giustamente, insieme alle attività sanitarie e farmaceutiche, un asset strategico al quale il mondo dei costruttori di macchine agricole appartiene interamente in un’ottica di filiera.
Un impatto da non sottovalutare a monte della filiera agro-alimentare
In questo periodo dell’anno sono molti gli ordini in corso di ricambi e macchine, in particolare quelle stagionali come le seminatrici, le tante attrezzature per la lavorazione del terreno, le macchine per la raccolta, le macchine per i trapianti che, in particolare, avviano adesso la stagione agraria per la produzione di tanti nostri alimenti. Tutto quello che nei supermercati non si vede ma che è indispensabile a monte della filiera agro-alimentare e la cui possibile difficoltà di reperimento potrebbe rendere ancora più critica l’attività di molte aziende agricole.
Alcune delle imprese aderenti a FederUnacoma – che accoglie piccole, medie e grandi aziende – sin dall’inizio delle restrizioni resesi necessarie per il contenimento del contagio, avevano già deciso la chiusura degli stabilimenti per difficoltà logistiche dovute anche all’incertezza su quelle che sarebbero state le decisioni governative. Ma molte altre realtà aziendali stavano cercando di continuare a lavorare, seppur con linee produttive estremamente ridotte, nel rispetto di tutte le norme emanate dal governo e della sicurezza dei propri dipendenti, per non bloccare del tutto un comparto già pesantemente segnato da cali di fatturato senza precedenti.
Rischio di concorrenza sleale da parte di competitor internazionali
“Siamo dotati di un grande senso di responsabilità e di servizio per il nostro Paese – ha dichiarato il Presidente di FederUnacoma, Alessandro Malavolti – Ma è difficile comprendere la mancanza di consapevolezza dell’importante ruolo svolto da questi mezzi meccanici soprattutto in un momento complesso come questo”.
La Federazione sottolinea poi il rischio di una concorrenza sleale da parte di competitor internazionali in considerazione del fatto che molti altri Paesi ritengono essenziali attività produttive analoghe alle nostre, che hanno quindi la facoltà di continuare a commercializzare al posto delle nostre imprese. Impossibile per FedeUnacoma pensare che il blocco imposto possa andare oltre il 3 aprile; la Federazione auspica quindi un confronto urgente con le parti politiche competenti per ripristinare, dopo questa data e secondo una gradualità adeguata, le produzioni delle nostre aziende.