Coronavirus, nell’emergenza il grano vale più del petrolio
L’emergenza coronavirus sta scuotendo l’economia mondiale, rimescolando i valori delle materie prime e soprattutto restituendo un ruolo da protagonista a quelle ‘commodities’ agricole troppo spesso sottovalutate. L’esempio più croccante è rappresentato dal grano il cui prezzo in questi giorni ha superato quello del petrolio. Produzioni agricole strategiche. Quando si è con le spalle al muro… Il […]
L’emergenza coronavirus sta scuotendo l’economia mondiale, rimescolando i valori delle materie prime e soprattutto restituendo un ruolo da protagonista a quelle ‘commodities’ agricole troppo spesso sottovalutate. L’esempio più croccante è rappresentato dal grano il cui prezzo in questi giorni ha superato quello del petrolio.
Produzioni agricole strategiche. Quando si è con le spalle al muro…
Il prezzo del grano nelle ultime settimane ha fatto registrare un costante aumento nelle principali borse merci internazionali, con la Russia che ha deciso di limitare le esportazioni dopo che la scorsa settimana le quotazioni nel Paese di Vladimir Putin avevano raggiunto i 13.270 rubli per tonnellata, superando quello del petrolio degli Urali, sceso a 12.850 rubli per tonnellata.
Secondo l’approfondimento svolto da Coldiretti, è la corsa ad accaparrarsi beni essenziali che sta facendo aumentare le quotazioni delle materie prime agricole, con i contratti future per consegna a maggio del grano che sono aumentati di circa il 6 per cento. Simultaneamente, la soia è salita di circa il 2 per cento, seguita dal mais con un rialzo dell’1 per cento.
Gli effetti della pandemia, si trasferiscono dunque dai mercati finanziari a quelli dei metalli preziosi come l’oro fino alle produzioni agricole la cui disponibilità è diventata strategica con le difficoltà nei trasporti e la chiusura delle frontiere, ma anche per la corsa dei cittadini in tutto il mondo ad assicurarsi beni alimentari di base dagli scaffali di discount e supermercati.
Approvvigionamento alimentare, soffia il vento del protezionismo
Questa preoccupazione ha spinto la Russia a trattenere per uso interno parte della produzione di grano dopo essere diventata il maggior esportatore del mondo mentre il Kazakistan, uno dei maggiori venditori di grano, ha addirittura vietato le esportazioni del prodotto. Si tratta di scelte che dimostrano come i governi si stiano concentrando sull’alimentazione delle proprie popolazioni mentre il virus interrompe le catene di approvvigionamento con timori di una crisi alimentare globale.
L’aumento del grano, che è il prodotto più rappresentativo dell’alimentazione nei Paesi occidentali, è infatti solo la punta dell’iceberg con le tensioni che si registrano anche per il riso con il Vietnam che ha temporaneamente sospeso i nuovi contratti di esportazione, mentre le quotazioni in Thailandia sono salite ai massimi dall’agosto 2013. Questo scenario potrebbe offrire un’occasione di rilancio per quei diversi segmenti dell’agricoltura nazionale che finora hanno sofferto la globalizzazione?