L’assemblea generale di Confagricoltura svoltasi nella cornice di Villa Miani, a cui hanno partecipato ospiti importanti della politica e del settore primario, ha rappresentato l’occasione ideale per fare il punto della situazione del settore primario in Italia, alla luce delle gravissime difficoltà che lo hanno colpito in questi primi sei mesi del 2022, dalle conseguenze delle guerra in Ucraina sul rincaro dell’energia alla resa delle colture, più che dimezzata a causa della perdurante siccità.

Siamo al centro della tempesta perfetta: la guerra ha acuito i problemi della sicurezza alimentare e dell’emergenza climatica. Non possiamo più aspettare: l’agricoltura continua a fare la sua parte, ma senza politiche e strategie lungimiranti, le imprese non reggeranno ancora a lungo”, così ha esordito il presidente Massimiliano Giansanti, cogliendo l’occasione per lanciare un appello un appello al governo, affinché venga definito al più presto un modello agroalimentare insieme a tutta la filiera e valorizzare nei consessi internazionali la posizione italiana.

Confagricoltura, servono risposte urgenti per un settore in difficoltà

Il presidente di Confagricoltura ha dialogato con il ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli e con il presidente della Commissione Affari Costituzionali del Parlamento europeo, Antonio Tajani, sulle questioni più urgenti che hanno posto l’agricoltura al centro dell’attenzione mediatica internazionale, ma che a livello europeo è ancora lontano dalla definizione di un’agenda politica capace di essere al passo con i tempi.

“Gli ultimi 40 anni di politica agricola europea hanno modificato la Pac da politica economica a politica sociale. Eppure l’agricoltura è un settore performante, nonostante i dati Istat riportino un calo del numero di aziende del 50% negli ultimi anni. Ma le imprese che rimangono sul mercato sono quelle più strutturate, anche perché aumenta la dimensione media. Il nostro appello è a non stare fermi, a non sprecare ulteriore tempo, perché la strada è in salita”.

Inflazione e costi di produzione, il ruolo dell’Unione Europea

Il forte aumento dell’inflazione e dei costi di produzione, oltre all’inevitabile rialzo dei tassi di interesse, rischiano di innescare una fase recessiva, bloccando così la ripresa economica avviata lo scorso anno. Temi che sono stati ripresi durante la tavola rotonda tra il vicedirettore generale della Fao, Maurizio Martina, il presidente dell’Istituto Affari Internazionali, Ferdinando Nelli Feroci, e Francesco Zollino, direttore senior del Dipartimento di Economia e Statistica di Banca d’Italia, moderati dal giornalista Nicola Porro.

Martina si è concentrato sull’importanza dello Stato e sul ruolo dell’Italia nella Ue: “Per rendere la transizione tecnologica e ambientale accessibile a tutti sono indispensabili le politiche pubbliche. Bisogna dare atto al governo di aver saputo avviare e guidare, all’indomani dell’inizio della guerra in Ucraina, il dibattito sul necessario rafforzamento delle iniziative a favore dei Paesi della sponda Sud del Mediterraneo”. Per Zollino “le basi che consentono ad un Paese di superare una fase difficile come questa sono due: credibilità e stabilità di bilancio. Istituzioni nazionali ed europee oggi sono impegnate nella gestione dell’inflazione e degli effetti che ha sulla capacità di spesa e sul reddito dei cittadini”.

“L’Ue ha dimostrato compattezza in diverse fasi critiche: dalla crisi finanziaria del 2008, alla gestione della Brexit, fino alla pandemia da Covid-19 e oggi all’aggressione russa in Ucraina. Questa compattezza deve essere mantenuta” – ha detto l’ambasciatore Nelli Feroci. “Partiamo da qui – ha concluso Giansanti – E’ arrivato il momento di scelte coraggiose: l’agricoltura vuole coltivare certezze, come il titolo di questa assemblea, attraverso alti principi etici e uno sguardo rivolto al futuro delle imprese”.

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