Anche se l’impianto complessivo che il Governo ha imbastito in merito al nuovo decreto Milleproroghe per il 2023 è stato giudicato positivamente, Confagricoltura è scesa in campo enunciato sei proroghe, a detta sua fondamentali per le aziende italiane attive nel settore primario. Le proposte sono stato state avanzate dal direttore generale della Confederazione, Annamaria Barrile, durante l’audizione presso le Commissioni riunite Affari costituzionali e Bilancio del Senato.

Confagricoltura, sei proroghe per la stabilità del settore primario italiano

Si parte dalla misura che proprio in questi giorni già sta tenendo banco all’interno del dibattito che ha convogliato le energie delle sigle di settore, preoccupate dai possibili effetti di una sua modifica in senso negativo: quella legata alla Transizione 4.0. Quindi, dopo Federacma (che ha richiesto una sua proroga almeno fino alla fine del 2023), anche Confagricoltura ha messo in evidenza la necessità di una proroga per l’anno in corso, per favorire la propensione agli investimenti delle imprese agricole nel percorso di transizione tecnologica ed ambientale, tramite l’acquisto di macchinari e attrezzature altamente tecnologiche. Ma le cui consegne, complici i ritardi nella supply chain globale e la crisi energetica in conseguenza del conflitto ucraino, sono state posticipate.

Di fondamentale importanza per la filiera è anche la proroga al 2023 dell’applicazione della compensazione del 9,5% sul calcolo dell’Iva per le cessioni di bovini e suini vivi per sostenere due comparti particolarmente colpiti dalla crisi.

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Tra colture arboree e certificati

Quest’anno scade l’incentivo stabilito in legge di Bilancio 2020 per il triennio 2020-2022 destinato agli investimenti in colture arboree pluriennali come oliveti, vigneti e frutteti. Trattandosi di colture caratterizzate da rese che richiedono almeno tre anni di tempo, Confagricoltura ha chiesto che gli incentivi in favore delle imprese agricole soggette alla determinazione del reddito d’impresa, vengano rinnovati anche per il prossimo triennio.

Capitolo formazione e certificati: il settore primario è particolarmente preoccupato anche dalla scadenza della proroga relativa ai certificati di abilitazione all’acquisto e all’utilizzo dei prodotti fitosanitari. Proprio per questo motivo è stata chiesta l’estensione fino al 30 giugno 2023 della validità dei certificati in scadenza nel 2022 per garantire al sistema della formazione il tempo necessario a smaltire il grande numero di autorizzazioni in attesa di rinnovo. L’accumulo si è creato per via delle continue proroghe di validità emanate durante lo stato di emergenza pandemico, finalizzate ad evitare assembramenti (e quindi contenere i contagi) durante i corsi di formazione. Le autorizzazioni nel frattempo si sono accumulate ma, al contempo, sono andate a naturale scadenza.

Confagricoltura: chiesta proroga per sostegno contro Xylella fastidiosa. E torna il nodo delle revisioni

La Confederazione chiede, inoltre, la proroga delle misure di sostegno per il comparto olivicolo anche per l’annualità 2023 alla luce degli effetti devastanti del batterio della Xylella fastidiosa. Effetti che rischiano di vanificare la spinta all’acquisto dei terreni agricoli come incentivo alla ripresa dei territori colpiti dall’evento calamitoso. Una ripresa necessaria per scongiurare l’abbandono di intere aree che non risultino più economicamente produttive. La modifica suggerita da Confagricoltura ha come obiettivo anche una ricomposizione fondiaria che permetta di raggiungere una dimensione media aziendale sostenibile. Problema particolarmente sentito nei territori maggiormente interessati dal batterio, come il Salento, spesso caratterizzati da un eccessivo frazionamento delle superfici, che in molti casi (circa l’80%) non superano i 2 ettari di estensione aziendale.

Infine, Confagricoltura richiede la proroga della revisione delle macchine agricole per i veicoli immatricolati entro il 31 dicembre 1983 e attualmente obbligati al rinnovo entro il 30 giugno 2021. La proroga dell’obbligo è necessaria per due ragioni: l’impossibilità di rispettare la scadenza a causa della mancanza del quadro di riferimento; l’impatto organizzativo ed economico che il nuovo adempimento può avere sulle imprese.

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