CNH Industrial, l’Italia al centro delle strategie. Il fatturato supera 20 mld $ l’anno
La Region EMEA (Europa, Africa e Middle Est) di CNH Industrial guidata da Carlo Alberto Sisto vale il 37 per cento del fatturato dell’azienda. Italia più che mai strategica con importanti investimenti nei quattro stabilimenti e la nascita a Torino della nuova sede europea. L'incontro con la stampa
Carlo Alberto Sisto, nuovo presidente Emea (Europa, Africa e Middle Est) di CNH Industrial, ha incontrato la stampa lo scorso 29 giugno per condividere strategie e obiettivi dell’azienda a pochi mesi dallo spin-off di Iveco Group. «Oggi CNH Industrial si occupa esclusivamente di Off-Highway, quindi di agricoltura e construction – ha spiegato Sisto. La principale novità del nuovo assetto è la creazione delle Region Corporate a cui è affidato l’obiettivo di individuare al meglio requisiti e opportunità delle differenti aree del Pianeta. Ogni Region gestirà dunque non solo la parte commerciale e lo sviluppo della rete ma supervisionerà direttamente anche sulla qualità, sugli acquisti, sulla produzione, sulla supply chain, sul supporto a concessionari e clienti e sullo sviluppo digital».
CNH Industrial, colosso del mondo agricolture e construction
Complessivamente CNH Industrial fattura 20 miliardi di dollari all’anno (il 76 per cento derivante dall’agricolo, il 16 per cento dal construction e l’8 per cento dai servizi finanziari col brand CNH Capital), incorpora 10 marchi e 42 siti produttivi con 37.700 persone impiegate. Il gruppo è il primo costruttore di trattori in Europa, Africa e Middle Est. Il 37 per cento del giro d’affari è realizzato proprio dalla Region Emea che sfrutta 16 stabilimenti, 10 centri di ricerca e sviluppo e il 40 per cento dei dipendenti complessivi.
«In questo quadro – ha commentato Sisto – l’Europa e soprattutto l’Italia hanno un ruolo di primaria importanza. Dei 14 mila dipendenti in Europa 4.500 lavorano in Italia nei nostri quattro stabilimenti più la sede uffici di Torino. CNH Industrial investe ogni anno il 3 per cento del fatturato in ricerca e sviluppo che equivalgono a 240 milioni solo per l’area EMEA. Di questi, 100 sono per l’Italia e in particolare per il polo di Modena, il più grande centro di ricerca in Europa in tema di macchine di agricole».
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«Modena non è solo supercars, ma anche trattori – ha ribadito Sisto. il sito, dove si producono trasmissioni e assali per i tre brand, è oggi uno dei principali centri nevralgici della produzione agricola di CNH Industrial con oltre mille dipendenti di cui 600 che si occupano esclusivamente di progettazione e ingegnerizzazione. La sede emiliana vedrà l’inaugurazione a ottobre del Dynamic Driving Simulator, un’apposita area test indoor che consentirà di effettuare tutti le prove e i controlli in maniera virtuale senza dover andare in campo».
Il ruolo dell’Italia all’interno della galassia CNH Industrial
Sempre nel Bel Paese CNH Industrial sforna la bellezza di 20 mila trattori all’anno di bassa e media potenza a Jesi, il 70 per cento dei quali è destinato all’export. Novità anche per Torino dove grazie a un investimento tra i 5 e i 10 milioni di euro sorgerà in Lungo Stura Lazio la nuova sede europea dell’azienda. Poi ci sono gli stabilimenti dedicati al movimento terra di Lecce (che quest’anno spegne le 50 candeline) in cui si producono 20 mila pezzi all’anno e di San Piero in Bagno (Forlì), risultato dell’acquisizione di Sampierana a fine 2021. «Quest’acquisizione per noi è stata fondamentale – ha precisato Sisto – poiché ci ha consentito di entrare nel segmento dei mini escavatori che rappresenta il 50 per cento delle vendite del settore construction e di realizzare il primo mezzo full electric a impatto zero i cui ordini sono già superiori alla produzione».
Proprio la sostenibilità e gli investimenti in energie rinnovabili restano al centro della strategia CNH Industrial che per l’undicesimo anno consecutivo è stata inclusa negli indici Dow Jones Sustainability Indices (DJSI) World and Europe. Gran parte delle risorse sono infatti destinate anche ai nuovi progetti di elettrificazione in vigneto e frutteto e, come ben noto, allo sviluppo di trattori a biometano.
«Il gigante dal cuore verde – così ha soprannominato Sisto il T6 Methane Power – è il primo trattore al mondo in produzione alimentato esclusivamente a metano. È un progetto partito nel 2013, grazie alla collaborazione con Fpt in cui crediamo molto perché su misura per il concetto di economia circolare, oltre che assolutamente competitivo a livello di costi e prestazioni rispetto ai trattori tradizionali. Contiamo nel breve periodo di vendere 2 mila unità all’anno in Europa».
Il nodo delle crisi, da quelle delle materie prime a quella energetica
Se sia per quanto riguarda l’agricolo che per il construction gli ordini viaggiano a gonfie vele trainati anche dagli incentivi fiscali, le preoccupazioni riguardano inevitabilmente la crisi delle materie prime che causa inevitabili ritardi sulla produzione e sulle consegne e la situazione geopolitica.
«La nostra principale preoccupazione – ha spiegato Sisto – è la ricerca dei componenti per l’assemblaggio delle macchine che ci causa dei ritardi di produzione. Stiamo ampliando la nostra catena di fornitori e in quanto impresa globale abbiamo il vantaggio di poter operare nei quattro continenti supportando le aree più in difficoltà. I tempi di attesa per i veicoli dipenderanno comunque molto anche dalla tipologia di mezzo e dagli stabilimenti di provenienza. Inevitabilmente la carenza di componenti e l’innalzamento dei costi di distribuzione e produzione ci sta costringendo a correggere verso l’alto i listini».
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Per quanto riguarda la situazione geopolitica anche CNH Industrial risente delle ricadute generate dal conflitto. «Russia e Ucraina rappresentano circa il 3 per cento del fatturato globale e se in Ucraina tra molte difficolta non abbiamo praticamente mai interrotto la fornitura di macchine e servizi per la semina prima e la raccolta adesso, in Russia abbiamo cessato ogni attività dal 25 febbraio sia a livello di vendite che di ricambi o assistenza. La produzione del nostro stabilimento di di Chelny, in Tatarstan è in stand-by. L’azienda ha fornito supporto ai lavoratori ucraini trasferendo tutte le famiglie dei dipendenti in Polonia e non ha effettuato alcun licenziamento in Russia, nonostante lo stop alla produzione».
In tema acquisizioni Sisto ha ribadito anche l’importanza di Raven, ora a esclusivo ‘focus’ agricolo, per sviluppare e supportare la rete in materia di precision farming e di Monarch per la realizzazione di trattori a guida autonoma. Un altro progetto in corso è un ampio Memorandum d’Intesa con Eni che riguarda molti temi differenti, dai combustibili alternativi fino alle coltivazioni di oliacei in Africa.