Presentata nel 2001 all’Eima di Bologna, la Claas Medion 330 H costituiva lo stato dell’arte messo in campo dalla storica Casa tedesca per la trebbiatura in zone collinari e montane. Un segmento altamente specifico e competitivo che, se fino quell’epoca aveva visto il faccia a faccia tra Claas e New Holland, poi era stato caratterizzato da uno scontro a quattro con John Deere e soprattutto Laverda che ai tempi erano riusciti a inserirsi, guadagnando rapidamente quote di mercato.

Per citare qualche numero, in Italia nel 2001 erano state vendute circa 620 mietitrebbiatrici di cui il 30% autolivellanti. In pratica, circa 200 macchine da collina più o meno equamente suddivise tra le tecnologie a quattro e cinque scuotipaglia. Il primo gruppo era a esclusivo appannaggio di Laverda, con la 1740 Al, seguita da new Holland la 3560 Al. Alla casa di Breganze, infatti, andavano assegnate una sessantina di macchine, contro le 36 di New Holland.

Tra le collinari più prestanti a cinque scuotipaglia, era invece lotta a quattro: New Holland Al 59, John Deere 1170 Al e Claas Medion 330 H. Con New Holland in testa, seguita a ruota da Claas. Leggermente più staccate Laverda e JD. Macchina più macchina meno, la classifica nell’ordine era 42, 34, 22 e 10 pezzi venduti. Una fetta di mercato che fa gola e in cui Claas crede molto. E la 330 H ne è la prova.

Claas 330 H Medion, la meccanica. Ottima ripartizione dei pesi ed elettronica ad hoc i punti di forza

Le zone collinari sono da sempre le aree più impegnative da trattare, non per nulla le principali case costruttrici di mietitrebbie dedicano gran parte delle loro risorse proprio alla ricerca di soluzioni atte a migliorare sempre più il livello prestazionale delle proprie autolivellanti. Il produttore tedesco aveva ideato per la Claas Medion 330 H un sistema a circuiti idraulici indipendenti controllato elettronicamente che consentiva di superare pendenze laterali del 37%, del 30% in salita e del 14% in discesa.

Il meccanismo si basava su due dispositivi elettronici separati tra loro, di cui il primo sovrintende il livellamento posteriore e l’altro quello laterale. Man mano che varia la pendenza, veniva a modificarsi l’integrità del campo magnetico creato dalla posizione di una massa soggetta a forza gravitazionale. Tale variazione, rilevata e amplificata dall’apposito circuito elettronico, era inviata poi al gruppo elettrovalvole che comandava i cilindri idraulici incaricati di mantenere costante l’assetto.

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Quattro pistoni per lavorare sul velluto

Il dispositivo operava tramite pompa a doppio corpo, flangiata direttamente sulla pompa dell’avanzamento idrostatico, e i quattro pistoni a doppio effetto sono dotati di valvole di blocco atte a evitare eventuali perdite di carico e a garantire un funzionamento graduale ed efficace. Il risultato era il perfetto livellamento della macchina, che è così in grado di agire in maniera proporzionale e completamente autonoma alle variazioni morfologiche del terreno. All’operatore non resta altro da fare che concentrarsi sulle operazioni di raccolta, riservandosi la possibilità, in qualsiasi momento, di intervenire dalla cabina per comandare manualmente il sistema.

Per quanto riguardava la piattaforma di taglio, la Claas Medion 330 H montava la collaudata barra di tipo universale, disponibile nelle misure da 4,5 5,1 e 6 metri, migliorata grazie a un robusto comanda lama (in bagno d’olio) che sviluppa da 980 a 1.160 tagli al minuto.

Claas Medion 330 H

Il canale convogliatore con ralla idraulica – ai tempi di nuova concezione – provvedeva all’allineamento trasversale della barra al suolo. In salita, in discesa o durante le lavorazioni lungo dislivelli laterali, il compensatore idraulico interveniva automaticamente per mantenere invariata l’altezza della barra (regolabile idraulicamente da meno 360 a più 1.300 millimetri) e adattarsi all’inclinazione.

Anche il livellamento della barra era regolabile manualmente. Così raccolto, il prodotto era inviato al sistema di trebbiatura il cui organo principale era il battitore a 6 spranghe, caratterizzato dalla larghezza di lavoro di 1,32 metri e dal diametro di 450 millimetri. L’elevato regime di rotazione e il raggio ridotto del controbattitore concorrevano a creare un’alta forza centrifuga che migliorava la separazione.

Claas Medion 330 H

La cabina. Questione di ergonomia. A bordo subito a proprio agio grazie a comandi ben posizionati e intuitivi

L’abitacolo come da tradizione Claas, era uno dei migliori della categoria. Ampio e accogliente, era facilmente raggiungibile tramite la scaletta autolivellante e offre la più completa visibilità sui tre lati. I comandi e il cruscotto trovano posto nella console di destra, dove sono inserite anche le due leve principali, quella per la selezione delle marce idrostatiche e la multifunzione per la gestione della testata (sollevamento per la flottazione laterale della barra, giri e posizione dell’aspo). Sul montante destro era invece fissata la scatola di comando del sistema di livellamento, che consentiva all’operatore, tramite il manipolatore a 4 posizioni, di intervenire manualmente per correggere l’assetto della macchina.

Claas Medion 330 H

L’operatore poteva scegliere di comandare il solo livellamento posteriore, lasciando in automatico l’anteriore. Due spie, che si accendono alternativamente, indicano quando il livellamento è a fine corsa. Su richiesta era disponibile anche l’informatore di bordo per il controllo costante delle prestazioni e delle perdite di granella. Di serie, invece, il potente impianto di riscaldamento e ventilazione e l’aria condizionata. I filtri sono facilmente raggiungibili ribaltando il tettuccio della cabina. Nota di merito anche al sedile di guida, dotato di sospensione pneumatica regolabile in funzione delle caratteristiche fisiche del conducente per offrire il massimo comfort operativo.

In definitiva la 330 H era sicuramente una delle migliori scelte per le lavorazioni in pendio. Costava un po’ di più delle dirette concorrenti, ma era anche in grado di offrire plus concreti. Su tutti, il sistema di trazione, lo stesso adottato per l’ammiraglia del gruppo (la Lexion 480) con riduttori epicicloidali rinforzati, e la più ampia superficie totale di separazione tra le macchine da collina. Ben congegnato e funzionale anche il sistema proporzionale di autolivellamento, coadiuvato dall’ottimo bilanciamento dei pesi.

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