In considerazione delle difficoltà che hanno investito il settore zootecnico italiano (recente è la protesta degli operatori di settore a Linate per la questione delle quote latte), la sigla CIA-Agricoltori Italiani è scesa in campo per avanzare alcune proposte a favore del settore. L’occasione si è presentata proprio all’inizio del 2023, durante lo svolgimento del nuovo tavolo di consultazione promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, in vista dell’XI cabina di regia per l’internazionalizzazione del “Sistema Italia” (che dovrebbe essere avviata a fine gennaio).

Il presidente nazionale di CIA-Agricoltori Italiani Cristiano Fini ha ribadito che per le aziende zootecniche esportatrici servirebbe un pacchetto di aiuti mirato. Sull’intero comparto, infatti, continuano a farsi sentire gli effetti della crisi degli approvvigionamenti della mangimistica. A tale proposito, ma in senso più ampio, servirebbe anche un piano circostanziato e di lungo periodo per il potenziamento della capacità produttiva delle filiere, tutelando il livello di autosufficienza dei comparti più strategici per il Paese, come il biologico. Di non meno importanza, poi, la proposta sul fondo unico Ue per i fertilizzanti, alla luce delle nuove quote stabilite da Bruxelles che, per alcuni paesi (tra cui l’Italia), sono risultate estremamente punitive.

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“Facendo i conti con la realtà della guerra in Ucraina e con le sue ripercussioni sull’assetto geopolitico ed economico internazionale – ha esordito nel suo intervento il presidente Fini – serve certamente ridefinire le catene globali di approvvigionamento, puntando prima di tutto sul rafforzamento dei comparti produttivi nazionali, per garantirne la competitività sui mercati esteri e contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici sui campi. Asset fondamentali per salvaguardare una filiera da 538 miliardi di euro per 740 mila aziende agricole, e con livelli record nell’export, prossimi ai 60 miliardi”.

Nel dettaglio, da parte del presidente nazionale di Cia, il richiamo non solo alla necessità di sostegni economici per le imprese, ma anche all’urgenza di ulteriori strumenti per affrontare la crisi in corso, come “una misura in grado di calmierare i prezzi nel settore dei mezzi tecnici per l’agricoltura, una sorta di ‘equivalente agricolo’ del tetto al prezzo del gas – ha ipotizzato Fini – per combattere la speculazione sul mercato mondiale dei prodotti per il settore agricolo”.

Misure a cui dovrebbe affiancarsi “l’apertura verso nuove fonti di approvvigionamento delle materie prime”, senza rimandare ancora “gli interventi per il miglioramento genetico attraverso le tecniche di evoluzione assistita per colture più resistenti alle calamità naturali”. Infine, l’internazionalizzazione del “Sistema Italia” conta ancora sulla digitalizzazione delle imprese, “che negli anni, anche grazie all’Agenzia ICE, si è dimostrata un’opportunità chiave per la vendita online verso l’estero, il sostegno alla diffusione della blockchain e la tutela della proprietà intellettuale da rischi di contraffazione”.

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