Challenger MT, la serie di cingolati pesanti che cambiò le carte in tavola a inizio millennio
Prese il colore Caterpillar e diventò il terzo marchio della AGCO, sotto cui ai tempi si vendevano anche gommati (Massey) e operatrici. Ma i dubbi sul futuro dei grossi cingolati non era chiaro, quando nel 2002 avvenne il cambio di casacca. A vent'anni esatti ne ripercorriamo le fasi cruciali con l'aiuto di un articolo "d'epoca"
Novembre 2001. All’Eima di Bologna fa la sua apparizione in pompa magna la nuova gamma Challenger MT 700 costruita da Caterpillar e firmata Claas per l’Europa. Gennaio 2002. Colpo di scena. Caterpillar comunica a sorpresa di avere ceduto la produzione di Challenger alla AGCO, per concentrarsi sul movimento terra e dedicarsi ai motori Cat e Perkins di cui è proprietaria e di cui la stessa AGCO è uno dei migliori clienti.
Esordiva così l’articolo apparso sul numero di luglio/agosto 2002 della Rivista Trattori, a commento delle turbolente vicende che interessarono il destino dei famosi Challenger, cingolati pesanti arrivati in Europa direttamente dagli Usa qualche anno prima sotto il marchio Claas e poi, dopo alterne vicende, finiti per essere inglobati dal marchio Fendt, che ne ha esaltato le potenzialità nel corso degli anni attraverso varie generazioni di macchine, fino ad arrivare agli attuali 1100 Vario MT.
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I cingolati Challenger diventano Fendt
In base agli accordi stipulati tra il 2001 e il 2002, Agco poteva fornire ai concessionari Caterpillar prodotti agricoli complementari (i trattori del Gruppo: Massey Ferguson e Fendt) per incrementare fatturato e vendite. Ai tempi, però si era detto e sentito tutto e il contrario di tutto. C’era chi sosteneva che Caterpillar avesse, appunto, abbandonato il settore agricolo. Ma anche chi era convinto che invece la cessione fosse solo una mossa transitoria del colosso americano, per poi rientrare trionfalmente nel comparto con una gamma completa di prodotti, dai trattori alle mietitrebbie. Previsioni che poi non si avverarono poiché il segmento agricolo poi, in realtà, rimase secondario per il colosso americano.
Challenger MT, Claas esultò ma in Italia non furono d’accordo
E Claas in tutto ciò? Nel 2002 dalla Germania dichiaravano di godere di ottima salute, comprovata dall’annuncio dell’acquisto della quota di Caterpillar (50 per cento) nella società CCA (Caterpillar-Claas America) che produce le Lexion per gli Usa. Di tutt’altra opinione fu Claas Italia che, come i cugini inglesi, di Challenger ne vendeva parecchi e sperava di averli in verde ancora per qualche anno. Speranza vana. Sono datati marzo 2002 i comunicati Claas e Agco che ufficializzavano la cessazione della vendita dei cingolati in Europa sotto marchio Claas e il definitivo passaggio di consegna del progetto Challenger nelle mani della multinazionale statunitense .
Trattore o marchio: il dubbio amletico di inizio millennio
Salvo ulteriori colpi di scena, il futuro dei “pachidermi” americani sembrava così segnato, rimaneva da definire solo il colore: rosso Massey o verde Fendt. Nessuno dei due. Giugno 2002. Agco presenta alla stampa specializzata la nascita del terzo marchio agricolo del gruppo che, manco a farlo apposta, si chiamerà proprio Challenger.
La domanda a questo punto sorse spontanea: trattore o marchio? Entrambi. La linea di prodotti Challenger conterà infatti tra le sue fila non solo i cingolati ma, anche, la gamma Massey di trattori gommati, le mietitrebbie rotative e un’intera serie di rotopresse. Tutti verniciati in giallo; guarda caso lo stesso famoso giallo delle macchine Caterpillar.
In Europa arrivarono solo i cingolati. Anche perché non sarebbe stato strategico proporre gli stessi trattori in giallo Challenger e in rosso Massey. Mentre in America, dove il rosso Massey ha scarso impatto sull’agricoltore yankee, il giallo Cat promette di “viaggiare” a meraviglia. Stesso discorso vale fatto per Africa e Medio Oriente, dove sia Agco e Caterpillar detengono posizioni di rilievo.
Challenger MT, un bestione per i lavori in campo aperto
Tornando al prodotto la serie MT 700 Challenger era costituita da quattro macchine (735, 745, 755 e 765) con potenze rispettivamente di 251, 275, 318 e 347 cavalli (Ece R 24). Per tutti, motori Cat-C-9 6 cilindri da 8,8 litri emissionati Tier 2 con pompa iniettore controllata elettronicamente e intercooler aria-aria. Full power shift la trasmissione, con 16 rapporti in avanti e 4 in retro, tutto inseribili sotto carico e inversore elettroidraulico per una velocità massima in fase di trasferimento di 40 all’ora.
Motore e trasmissione collegati elettronicamente tramite il sistema “In-tellitronics” che controlla il cambio marce in base alle condizioni di esercizio, offrendo un gran numero di comodi automatismi e preselezioni di funzionamento. In più, la sterzata, precisa e agevole, e proporzionale alla velocità di avanzamento.
Per la serie MT è stata completamente aggiornata anche la cingolatura “Mobil-trac” a careggiata variabile dotata di sospensioni “Opti-ride”, basato sull’utilizzo delle molle “Marshmeelow” per isolare la barra di riscontro (che collega il gruppo sospensioni al corpo macchina) dal telaio. Tale soluzione, oltre a garantire la sospensione del gruppo, permette di all’assale anteriore di inclinarsi di 8 gradi, consentendo ai cingoli di sollevarsi indipendentemente fino a 150 cm dal centro.
Comfort e basso compattamento
Evidenti anche il passo allungato di 25 cm, che aumenta la superficie di contatto al terreno, e le maggiori dimensioni delle due ruote, la motrice e il tendicingolo. Il tutto a vantaggio del comfort e del minore impatto sulla cotica erbosa. L’impianto idraulico è dotato di un sistema a centro chiuso con pompa da 166 litri al minuto, sensibile al carico, e 4 distributori ausiliari a controllo elettroidraulico (6 su richiesta). Con capacità massima del sollevatore posteriore di 11.758 kg. Chiudeva l’equipaggiamento l’impianto di condizionamento. In definitiva, prestazioni e comfort ai massimi livelli.