Caro-energia, l’aumento dei prezzi si trasferisce a valanga sull’agroalimentare. Il punto di Coldiretti
Il caro-energia che ha travolto l’economia italiana, in primis andando ad impattare pesantemente sui costi dei carburanti (con benzina sopra a 1,8 €/l e diesel oltre 1,7 €/l) e sulle bollette di gas ed elettricità di imprese e famiglie, ha fatto schizzare alle stelle anche i prezzi della produzione industriale, già afflitta dalla carenza di […]
Il caro-energia che ha travolto l’economia italiana, in primis andando ad impattare pesantemente sui costi dei carburanti (con benzina sopra a 1,8 €/l e diesel oltre 1,7 €/l) e sulle bollette di gas ed elettricità di imprese e famiglie, ha fatto schizzare alle stelle anche i prezzi della produzione industriale, già afflitta dalla carenza di materie prima che affligge le filiere da più di un anno (tra cui spicca, ahinoi, quella della meccanizzazione agricola). Un fenomeno preoccupante, a cui è inevitabilmente seguito anche il trasferimento degli aumenti, a valanga, anche sui prezzi del settore agroalimentare che, da solo, assorbe oltre l’11% dei consumi energetici industriali totali per circa 13,3 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti (Mtep) all’anno. A rimarcarlo è la Coldiretti, a margine del commento dei dati Enea, che hanno messo in evidenza un aumento record dei prezzi alla produzione che nel 2021 è stato il più alto dal 2000.
Caro-energia, impatto devastante su tutta la filiera: dal gasolio agricolo ai fertilizzanti
Il caro-energia – sottolinea la Coldiretti – ha dunque un impatto devastante sulla filiera, dal campo alla tavola, in un momento in cui con la pandemia da Covid si è aperto uno scenario di, accaparramenti, speculazioni e aumenti dei prezzi di beni essenziali che deve spingere il Paese a difendere la propria sovranità alimentare. Nel sistema agricolo i consumi diretti di energia includono i combustibili per trattori, serre e i trasporti mentre i consumi indiretti ci sono quelli che derivano da fitosanitari, fertilizzanti e impiego di materiali come la plastica (4,7 Mtep).
Il comparto alimentare richiede invece – continua la Coldiretti – ingenti quantità di energia, soprattutto calore ed energia elettrica, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, funzionamento delle macchine e climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro (8,6 Mtep). Si tratta di una bolletta energetica pesante nonostante nel tempo si sia verificato un contenimento dei consumi energetici grazie alle nuove tecniche e all’impegno degli agricoltori per la maggiore sostenibilità delle produzioni anche con l’adozione di tecnologie 4.0 per ottimizzare l’impiego dei fattori della produzione.
Senza dimenticare – conclude la Coldiretti – che a migliorare il bilancio energetico della filiera ci sono gli investimenti nell’economia circolare con la produzione di bioenergie, dal fotovoltaico sui tetti di stalle e capannoni rurali fino alla valorizzazione dei reflui degli allevamenti con il biometano che va sostenuto adeguatamente.