Fondi destinati all’avviamento professionale di giovani agricoltori indebitamente gestiti: è una storia di malaffare quella che arriva da Reggio Calabria. Giunta a lambire perfino i fondi concessi nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale della Regione, nello specifico quello denominato ‘Pacchetto giovani’, tra i tasselli fondamentali per il rilancio di alcuni territori e distretti enogastronomici locali.

A scoprire l’appropriazione indebita di questi fondi è stato il nucleo della Guardia di Finanza del capoluogo della Regione, nel corso dell’operazione ‘Gioventù rurale’. Su un totale di venti giovani beneficiari dei finanziamenti, tredici di loro non sono risultati in regola, per un importo totale di un milione 63 mila € (a fronte di un importo totale controllato di un milione e 500mila €). Si trattava di fondi cofinanziati dall’Unione Europea nell’ambito della Politica Agricola Comune (PAC) e ora soggetti a revoca da parte delle autorità competenti.

Gli stanziamenti previsti per l’avviamento professionale dei giovani agricoltori in Calabria potevano essere erogati previa la soddisfazione di alcuni requisiti: oltre all’età (inferiore ai 35 anni), i candidati avrebbero dovuto aver conseguito la qualifica di imprenditore agricolo professionale (Iap) o, in alternativa, quella di coltivatore diretto (Cd). Due certificazioni che possono essere erogate solo dall’ente regionale (o territoriale) di riferimento. Per poter continuare ad usufruire degli incentivi, inoltre, l’agricoltore si sarebbe dovuto impegnare a mantenere la conduzione dell’azienda per almeno cinque anni successivi all’erogazione dei finanziamenti.

Dopo aver effettuato numerosi sopralluoghi, i finanzieri hanno scoperto le molteplici ‘truffe’ incrociando quanto acquisito dalla documentazione dei finanziamenti con le banche dati regionali. In sostanza, numerose certificazioni provvisorie di imprenditore agricolo o coltivatore diretto (che sarebbero dovute diventare effettive entro due anni) sono rimaste tale, non in linea quindi con quanto previsto dalla normativa. Alcuni dei beneficiari, inoltre, avevano perfino cessato la partita Iva aperta per l’ottenimento degli stanziamenti prima della scadenza dei cinque anni previsti dalla legge.

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