Calabria. Con le temperature che in questo luglio rovente si fanno di giorno in giorno più insostenibili, le regioni iniziano a correre ai ripari, per cercare di mitigare i possibili danni in cui i lavoratori più a rischio potrebbero incorrere. Come, per esempio, gli agricoltori, intenti a lavorare i campi con le operazioni più disparate – dalla fienagione alla raccolta del grano – durante tutto il giorno, con il sole a picco e picchi di calore che in alcune zone d’Italia, a causa del anticiclone africano Cerbero, hanno superato abbondantemente i 40 gradi.

Proprio per questo in Calabria, nei giorni in cui i bollettini segnaleranno un rischio alto per le temperature, nel comparto agricolo sarà vietato effettuare lavorazioni dalle 12.30 alle 16. Il divieto lavorativo in questa fascia oraria è stato predisposto dal presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto in un’apposita ordinanza, indirizzata ai lavoratori agricoli che operano in condizione di esposizione al sole e attività fisica intensa.

Calabria, il commento della Regione. Il ruolo dei sindacati

Secondo quanto riportato in una nota della Regione «il lavoro nel settore agricolo si svolge essenzialmente all’aperto e senza possibilità per i lavoratori di ripararsi dal sole e della calura nei momenti della giornata caratterizzati da un notevole innalzamento delle temperature. L’elevata temperatura dell’aria, l’umidità e la prolungata esposizione al sole rappresentano un pericolo per la salute dei lavoratori esposti per lunghi periodi di tempo alle radiazioni solari, a rischio quindi di stress termico e colpi di calore con esiti anche letali».

Proprio in merito alle difficili condizioni in cui si sono trovati a operare i lavoratori agricoli, si erano già attivati i sindacati, sia nel Lazio che in Campania. Le sigle campane Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil in una nota congiunta avevano ribadito quanto «un provvedimento regionale, in questo momento, non sia solo urgente, ma costituisca un atto di civiltà nei confronti di migliaia di lavoratori e lavoratrici essenziali», auspicando che «la giunta regionale possa adottare un provvedimento in tal senso, non lasciando alle singole aziende la scelta o meno di tutelare lavoratori e lavoratrici dalle conseguenze delle ondate di calore che già stanno causando malori e incidenti mortali sul lavoro». Per ora l’appello sembra essere stato recepito solamente dal presidente di un’altra regione ma è molto probabile che nei prossimi giorni il divieto possa essere esteso anche ad altre regioni.

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