Calabria, gli agricoltori protestano di fronte al Palazzo della Regione. 300 trattori bloccano il traffico
Gli agricoltori calabresi, provenienti soprattutto dalla provincia di Crotone e di Catanzaro, hanno sfilato per le vie del capoluogo in direzione del palazzo della Regione. Protestano contro i rincari energetici e delle materie prime. Avanzate alcune proposte
Un corteo di trattori e mezzi agricoli, lungo svariate centinaia di metri, si è dipanato per le strade di Reggio Calabria questa mattina, 21 luglio 2022, per protestare contro il caro-energia e l’aumento vertiginoso dei costi delle materie prime che hanno investito il settore, allo stremo anche a causa della gravissima siccità che ha investito i campi, acuita dall’ondata di calore senza precedenti di questi giorni. L’imponente corteo, in cui erano presenti oltre 300 trattori di varie dimensioni (dai piccoli specializzati ai pesanti per le lavorazioni in campo aperto) ha paralizzato la viabilità del capoluogo calabro, sia per la mole di mezzi agricoli presenti che per la lentezza con cui si sono spostati per tutta la mattinata.
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Gli agricoltori presenti, oltre 600, sono giunti da nord della Calabria, soprattutto dalle province di Crotone e Catanzaro, dove gli effetti del caldo si sono fatti sentire con più forza, complici anche i numerosi incendi che hanno interessato la zona della Sila. Gli agricoltori che hanno sfilato di fronte alla Cittadella regionale, hanno protestato in maniera autonoma, senza tirare in causa nessun sindacato né associazione agricola, in quanto appartenenti alla neonata associazione “Movimento Territorio e Agricoltura”, che proprio pochi giorni fa, attraverso i canali social, aveva annunciato le azioni di protesta e chiesto agli agricoltori di partecipare.
Numerosi gli interventi strutturali richiesti a gran voce dagli agricoltori presenti, alla luce di una crisi particolarmente profonda che ha colpito un settore in cui, come ribadito dal vicepresidente del movimento Antonio Fruci, il consumo di gasolio agricolo è crollato di quasi il 50% in poco meno di un anno, a testimonianza del crollo della produttività e delle rese, falcidiate dalla siccità. Inoltre, a fronte di un calo di questo tipo, la diretta conseguenza riguarda anche la salute dei campi: molti di essi, infatti, sono stati letteralmente abbandonati poiché impossibili da gestire a causa dell’aumento vertiginoso dei costi di fertilizzanti, sementi, mangimi e di tutti quei prodotti fondamentali per lo sviluppo delle colture.
I punti della protesta
Gli esponenti del “Movimento Territorio e Agricoltura” hanno poi puntato i riflettori anche sulla questione dell’inflazione, secondo loro da ricondurre non tanto agli agricoltori, che restano comunque danneggiati dalla mancanza di utili quanto, piuttosto, dalla filiera della distribuzione e della commercializzazione che, in questo modo, provocano gravi effetti e distorsioni soprattutto sul consumatore. Criticata anche la struttura del PSR regionale, ritenuta troppo sbilanciata a favore delle aziende più grandi e strutturate a danno di quelle più piccole che, oltre ai danni maggiori subiti dalle crisi in atto a causa della mancanza di anticorpi per attutirne i danni, hanno anche ricevuto fondi insufficienti al loro sviluppo (si parla, in questo caso, di tutte quelle attività che hanno una produzione minima a 15mila € o 12mila € di produzione standard).