CAI, sul credito d’imposta per gasolio agricolo è polemica contro le parole di UNCAI
Gli attriti tra le sigle confederative dei contoterzisti non accennano a diminuire ma, anzi, dopo la nota di CAI ci sono nuove scintille. Al centro il nodo del credito d'imposta previsto dal MiPAAF per sopperire ai gravi rincari che hanno travolto il settore primario
Nel mondo del contoterzismo la tensione è palpabile. Al centro la questione che sta tenendo banco da mesi, ovvero quella del credito d’imposta del 20% sul gasolio agricolo e sulla benzina per gli agricoltori, inserito dal MiPAAF all’interno degli ultimi decreti emanati (DL Ucraina e DL Aiuti) per alleggerire le conseguenze che il caro energia e la siccità hanno avuto sul settore primario. Una misura dalla quale, secondo Uncai (Unione Nazionale Contoterzisti Agromeccanici ed Industriali) sarebbero stati esclusi proprio i contoterzisti, come appreso dalla sigla da fonti interne al Governo. Nonostante le continue sollecitazioni inviate da Uncai alle istituzioni, è comunque scattato l’allarme sulle possibili multe in cui le imprese che operano per conto terzi in ambito agricolo potrebbero incorrere qualora dovessero avanzare richieste sul gasolio agricolo consumato nel primo e nel terzo trimestre del 2022. Una posizione ulteriormente ribadita nell’intervista al Presidente di Uncai rilasciata in una nota apposita.
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Ma quanto detto da UNCAI è stato criticato su più punti da Caiagromec -Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani (più comunemente nota come CAI). “L’ultima comunicazione di UNCAI sull’applicazione del credito d’imposta sul gasolio agricolo anche per gli agromeccanici – si legge nella nota infiammata con cui è stata commentata la situazione – mostra uno scarso sostegno sindacale alle giustificazioni legali a favore della detraibilità del credito, ma piuttosto una puntigliosa difesa delle motivazioni contrarie. Sembra quasi che vi sia un malevolo desiderio di negazione solo per giustificare la propria posizione, citando nel contempo le posizioni di una Confederazione agricola che più volte si è distinta in passato nel negare ogni diritto alle imprese agromeccaniche”.
“Sostenere le posizioni contrarie alla categoria, non è certamente il modo migliore per difenderla: per questo non accettiamo lezioni da Uncai e continueremo a batterci per mantenere il riconoscimento della stessa attività agromeccanica all’interno della filiera agricola come valore importante e determinate per l’agricoltura del futuro e per difendere, in qualsiasi modo lecito, gli interessi delle imprese agromeccaniche”.
I dubbi di CAI
“Ultima considerazione: se l’ipotesi portata avanti da Uncai fosse vera, perché mai le nostre aziende avrebbero dovuto operare nel periodo Covid, aperto solamente alle attività agricole (il codice di classificazione ATECO dell’attività agromeccanica, lo 01.61, è un codice agricolo)? Comunque Uncai ha finalmente tolto la maschera: sapremo chi ringraziare nel caso in cui il credito di imposta sul gasolio per gli agromeccanici non sia consentito”, prosegue la nota CAI.
“Un’ultima battuta – conclude la nota – il Presidente Della Bernardina la dedica alla rappresentanza: si ritiene corretto che una sigla sindacale, peraltro minoritaria, si arroghi unilateralmente la rappresentanza di tutto un settore? Noi, nell’interesse delle nostre imprese associate, siamo a disposizione a qualsiasi confronto ma non siamo a disponibili a tollerare ulteriori invasioni di campo”.