Trattori nel loro habitat naturale – i campi – per protestare contro i progetti che rischiano di mettere a repentaglio la sopravvivenza di quello stesso ecosistema. Domenica 18 dicembre, nei campi tra i paesi di Vimercate, Bellusco e Ornago nella provincia di Monza e Brianza, centinaia di persone, chiamate a raccolta da circa una ventina di associazioni territoriali (che hanno raccolto migliaia di firme negli ultimi mesi), sono accorse per far sentire la loro voce contro la realizzazione dell’Autostrada Pedemontana Lombarda, una mega infrastruttura la cui costruzione si è dilungata nel corso negli anni e, rimando dopo rimando, è arrivata fino ad oggi, per essere ancora oggetto di aspre polemiche.

Pedemontana, si scalda la protesta in Brianza

Al centro della protesta, che si amplia di giorno in giorno e tra le voci critiche conta numerosi sindaci della zona, il cosiddetto “Tracciato D breve” (l’immagine della mappa è in fondo all’articolo), ovvero una sorta di bretella che, dall’A4 (nel tratto tra i caselli di Cavenago e Agrate Brianza), dovrebbe collegarsi più a nord, con la parte conclusiva della Tangenziale Est A51 di Milano dove, allo svincolo di Arcore, chiuderebbe idealmente il tracciato dell’attuale Pedemontana.

Una strada che, a detta dei gruppi ambientalisti che hanno preso a cuore la situazione e di alcune sigle locali di settore, rischia di tagliare a metà una zona dalla forte vocazione agricola, dove si trova il ‘Pane’ (Parco Agricolo Nord-Est), uno degli ultimi polmoni verdi intorno alla zona nord dell’Area Metropolitana di Milano. L’opera, che sarà lunga decine di chilometri e larga ben 75 metri (tra carreggiate, corsie di emergenza e terreni di contenimento), rischia di devastare i corridoi ecologici, la flora e la fauna di un ecosistema stratificato, con ripercussioni gravi sulle attività agricole della zona.

I danni agli agricoltori e ai cittadini

“Ci auguriamo che qualcosa scricchioli nel fronte del sì”, ha commentato Francesco Ghezzi, presidente dei giovani imprenditori di Cia Lombardia, interpellato da Il Giorno. “Qui parliamo della distruzione di un’intera area e delle imprese che producono cibo per tutti. Una volta eravamo il polmone verde a Nord di Milano, ora siamo il tumore. I comuni, per fortuna, hanno smesso con il consumo di suolo, ma ora l’incubo torna con un’opera che non serve e che devasterà campi e corridoi ecologici difesi in questi anni”.

La scelta di protestare con presidi e trattori a nemmeno una settimana da Natale è significativa della tensione che si respira nell’aria: oltre a voler accendere i riflettori su un’infrastruttura che potrebbe avere ripercussioni negative sulla qualità della vita di decine di migliaia di cittadini (con danni a infrastrutture ecologiche già realizzate), gli organizzatori dei presidi chiedono un incontro urgente con la regione affinché venga istituito un tavolo di confronto con le amministrazioni locali, per ora tenuti completamente all’oscuro degli sviluppi.

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