Bolinder-Munktell: un’accoppiata di nomi che ai più potrebbe non dire molto ma che in realtà, a cavallo tra gli anni ’30 e ’50, sviluppò alcune soluzioni interessanti che, dal mercato scandinavo per le quali furono pensate, sbarcarono anche più a sud in Europa e poi nel resto del mondo. Grazie alla forza di un’altra azienda scandinava, “leggermente” più potente a livello commerciale: la Volvo. Ma andiamo con ordine.

La fusione della Bolinder e della Munktell risale al 1932. La loro storia, fin dalla fondazione delle singole realtà, più volte le aveva viste collaborare nei primi anni del Novecento. La Munktell, infatti, vantava già ai tempi una storia secolare (era stata fondata nel 1832) e, nel corso della Seconda Rivoluzione Industriale, si era affermata in Svezia come uno dei più grandi produttori di motori a vapore portatile e, soprattutto, di locomotive. Un successo commerciale dietro l’altro che, agli albori dell’agromeccanica, la portarono nel 1913 a dedicarsi anche al segmento dei trattori, con la progettazione e la costruzione dei primi trattori con motori a combustione interna.

Uno storico esemplare del T650 Turbo

Ed è proprio a questo che entra in gioco la Bolinder, anch’essa realtà imprenditoriale svedese, attiva sin dal 1893 nella fabbricazione di motori. La Bolinder, infatti, fu scelta come fornitore dei motori dei primi trattori della Munktell. La collaborazione fu talmente proficua che le due realtà decisero di unirsi nel 1932: ed è così che nacque la Bolinder-Munktell. Il primo trattore fabbricato dalla neonata società fu il modello 25, un testacalda con motore a 2 cilindri, la cui produzione iniziò nel 1934. Motori che, a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale e della conseguente scarsità di benzina, furono poi convertiti a gas.

Nel 1950, la svolta: la Bolinder-Munktell si fuse con la Volvo, interessata ad espandersi oltre che nel segmento automobilistico anche nel ramo agromeccanico. Insieme lanciarono il primo motore diesel a quattro tempi per questi trattori, dotati di un propulsore a 3 cilindri. I modelli su cui furono montati erano i 35 e i 35, diretta evoluzione dei 25. Gamme via via aggiornate durante tutti gli anni ’50: tra i nuovi propulsori aggiunti c’erano anche quelli a 2 e 4 cilindri. Nel 1959 fu la volta del T350 Boxer, con due marce in avanti e due in retro, PTO indipendenti e blocchi al differenziale. La gamma fu velocemente affiancata da altri modelli, di classe differente: c’era dunque il più piccolo T320 Buster che vantava una motorizzazione con 40 cv erogati da un motore Perkins a 3 cilindri e il più potente T470 Bison.

Nel 1966 la rivoluzione dei propulsori diesel turbo, con l’installazione sotto al cofano dei nuovi T600 e T800 dei motori Volvo D50 a 6 cilindri. Uno degli ultimi modelli ad uscire sul mercato, in cui era ancora presente l’apporto della Bolinder-Munktell come singola entità (prima del passaggio definitivo al solo logo Volvo) fu il T650 di gamma media, con un motore diesel a 4 cilindri.

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