Le aziende agricole italiane che intendono avviare attività biologiche (o convertire al green la produzione già esistente) potrebbero non riuscire ad accedere ai finanziamenti previsti dal Piano Strategico Nazionale per la PAC (PSP) 2023-2027. A lanciare l’allarme sono le sigle FederBio e Aiab. In base a quanto inserito nel PSP, approvato a dicembre dal Ministero e poi presentato alle associazioni agricole, il termine ultimo per le aziende che avrebbero voluto convertirsi al biologico sarebbe stato lo scorso 31 dicembre 2022.

Biologico, i rischi per le aziende che si vogliono convertire

Un termine troppo ravvicinato, di poche settimane, per permettere alle aziende di produrre tutta la documentazione necessaria da presentare alle istituzioni che, tra l’altro, non teneva conto del mancato avviamento dei bandi da parte di numerose regioni. Bandi con i quali gli enti regionali intendono recepire gli impegni delle aziende per un tempo di cinque anni. Ma che stanno iniziando a essere pubblicati soltanto ora, a 2023 avviato. Numerose le imprese che, sulla carta, risulterebbero tagliate fuori. “Un ostacolo burocratico inaccettabile e un danno consistente per il sistema agricolo italiano”, hanno commentato le due sigle in una nota. Il tutto in un contesto in cui gli obiettivi dell’UE si fanno sempre più stringenti: entro il 2027, infatti, i terreni coltivati con metodo di produzione bio devono arrivare al 25% della superficie agricola totale.

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Per cercare di far correre ai ripari le istituzioni, FederBio e Aiab, lo scorso 14 dicembre, hanno inviato una lettera al Masaf e, per conoscenza, agli assessori regionali all’agricoltura. “Fissare una scadenza così imminente – hanno sottolineato – in un quadro di totale incertezza è assolutamente inopportuno e controproducente per il conseguimento degli obiettivi del PSP. Tale imposizione avrebbe limitato fortemente l’accesso a nuove realtà agricole che in questo periodo stanno valutando le informazioni sulla nuova PAC, al fine di programmare le proprie scelte future. Una richiesta formale affinché il Governo consenta “alle aziende di compiere le proprie scelte imprenditoriali in un quadro normativo e finanziario più definito”.

Per ora è stallo

Laconica la risposta del Masaf: “l’individuazione della data del 31 dicembre rientra in un approccio generale di riallineamento dell’attuazione di tutti gli impegni degli interventi a superficie dello sviluppo rurale 2023-2027 all’anno civile (ovvero dal 1° gennaio al 31 dicembre)”. Nella stessa lettera di risposta, il Masaf afferma di aver attivato una serie di interlocuzioni con gli uffici della Commissione Europea al fine di ottenere una proroga alla data limite del 31 dicembre 2022 per la prima iscrizione delle aziende al metodo dell’agricoltura biologica.

A questo punto, le associazioni sono determinate nel continuare a fare pressione fino a quando non sarà trovata una soluzione. “La crisi economica – hanno concluso – dovuta al caro energia e la lotta contro il cambiamento climatico richiedono scelte politiche che tengano conto dell’importanza della riconversione green e, come è stato più volte ribadito da Aiab e FederBio, il biologico è uno strumento importantissimo per l’uscita dalle crisi del comparto agricolo. Sarebbe assurdo che un cavillo burocratico fermasse la crescita dell’agricoltura biologica nazionale”.

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