Biocarburanti, l’Italia entra nell’Alleanza Globale. Uncai: «contoterzisti sono pronti a investire»
Tassinari: «Gli agromeccanici italiani sono pronti a investire in innovazione e sostenibilità, contribuendo alla riduzione della dipendenza dai combustibili fossili e alla valorizzazione delle biomasse agricole»
In occasione del G20 riunitosi gli scorsi giorni in India, a Nuova Delhi, l’Italia ha fatto un passo importante in direzione dei biocarburanti, fonte energetica già ampiamente disponibile sul mercato e utilizzata da numerosi mezzi industriali e agricoli (a differenza dell’idrogeno, ancora lontano dai processi di economia di scala), e prodotta già da un discreto numero di aziende agricole, che la riutilizzano. Passo che l’Italia, rappresentata al G20 dalla premier Giorgia Meloni, ha deciso di fare aderendo alla ‘Global Biofuel Alliance’,un’alleanza globale dedicata a biocarburanti a cui, per ora, hanno aderito India, Brasile, Emirati Arabi, Argentina, Bangladesh e, soprattutto, Stati Uniti d’America, pionieri in questo settore, su cui hanno puntato moltissimo, con numerosi distributori di bio-fuels già presenti sul territorio, dal West Virginia al North Carolina.
L’Italia, di fatto, è la prima nazione europea a entrare nella Global Biofuel Alliance: una scelta che dice molto sulla visione che Roma intende seguire nel lungo processo di decarbonizzazione dei prossimi anni. Tuttavia, la fermezza dell’Unione Europea sulla questione decarbonizzazione, con il termine ultimo per il bando della vendita di mezzi con motori endotermici già fissato al 2035, sembra essersi un minimo affievolita. Recentemente Bruxelles, prima ha inserito i biocarburanti nella definizione di carburanti CO2-neutral, e poi ha anche votato per il rinvio dell’entrata in vigore delle normative Euro 7. Ma gli obiettivi del Green Deal europeo e del piano Repowereu permangono.
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In sostanza, l’alleanza punta a promuovere il progresso e l’adozione diffusa dei biocarburanti, facilitando i progressi tecnologici e definendo solidi standard e procedure di certificazione. L’Italia è leader nella sperimentazione e produzione di sementi e tecnologie che rendono la produzione di materia prima agricola per biocarburanti perfettamente sinergica, complementare e migliorativa della stessa produzione agricola, realizzando un perfetto modello di economia circolare. Tematiche che sono particolarmente a cuore ai contoterzisti italiani, da sempre in prima linea nell’adozione di mezzi e strumenti in grado di abbattere le emissioni per fornire un valido contributo al cambiamento climatico.
Gli agromeccanici italiani rappresentano il 40% del mercato dei mezzi agricoli: dunque una quota importante in un’ottica di transizione green nel mondo dell’agricoltura. Sono proprio loro, infatti, ad acquistare i mezzi più innovativi, avendo la possibilità di cambiare parco macchine regolarmente, prima che queste diventino obsolete. Spesso partecipano a comunità energetiche e sono soci degli agricoltori nella costruzione e gestione degli impianti di biogas e ora di biometano ricavato dagli scarti agricoli, che potrà sostituire una quota importante dei consumi interni di metano fossile e far girare i mezzi più avanzati e puliti.
Il commento
“Accogliamo con favore l’iniziativa dell’Italia di aderire all’alleanza mondiale sui biocarburanti, che riconosce il valore aggiunto della nostra filiera agroenergetica. Gli agromeccanici italiani sono pronti a investire in innovazione e sostenibilità, contribuendo alla riduzione della dipendenza dai combustibili fossili e alla valorizzazione delle biomasse agricole”, ha commentato Aproniano Tassinari, presidente di Uncai, l’Unione Nazionale Contoterzisti Agromeccanici e Industriali. “L’Italia sfida così l’Europa, che lo scorso aprile ha escluso i biocarburanti dalle deroghe accordate in vista della fine, nel 2035, delle vendite di auto con motori alimentati con carburanti di origine fossile. Una scelta contestata dal governo italiano, perché la deroga è stata concessa ai carburanti di origine sintetica (e-fuels) che non sono disponibili e ancora allo studio sotto il profilo dell’impatto ambientale. L’Unione europea ha quindi messo da parte il principio essenziale della neutralità tecnologica, considerato che i biocarburanti costituiscono una realtà consolidata”.
“L’auspicio è che le novità definite in ambito del G20 inducano le istituzioni di Bruxelles a rivedere le scelte fatte”, afferma Tassinari, secondo cui “la valorizzazione delle biomasse agricole per la produzione di biocarburanti avviene anche attraverso il recupero di terreni degradati e inquinati reso economicamente sostenibile dall’intervento professionale degli agromeccanici. Partendo dall’utilizzo degli scarti delle coltivazioni e degli allevamenti è possibile arrivare in Italia all’obiettivo di immettere nella rete 8 miliardi di metri cubi di gas ‘verde’ da qui al 2030, particolarmente importante per il fabbisogno energetico nazionale”.