Bergamo, la siccità costringe a trinciare il mais con un mese di anticipo
Lo ha ribadito la sezione locale della Coldiretti. Tra le cause anche la nuova micidiale ondata di calore di oltre 40 gradi. Gli agricoltori costretti a farlo per evitare di perdere tutto il raccolto
Una corsa contro il tempo per evitare lo scenario peggiore, ovvero la perdita di tutto il raccolto. Sono giorni complicati quelli che gli agricoltori italiani stanno vivendo, alle prese con la siccità più grave degli ultimi decenni e con l’ondata di caldo più alto mai registrato. Tanto che molti addetti di settore si sono trovati costretti ad anticipare la trinciatura dei campi di mais, spaventati dalla possibile perdita di tutto il raccolto. Come è successo nelle campagne bergamasche, dove le trinciacaricatrici sono già entrate in azione per raccogliere il mais da foraggio, nonostante non sia ancora giunto a piena maturazione. “Una scelta obbligata per gli agricoltori – ha sottolineato Coldiretti Bergamo – per evitare di vedere seccare tutto in campo e perdere così completamente la produzione”.
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La siccità costringe gli agricoltori di Bergamo a trinciare con un mese di anticipo per salvare il salvabile
“Nonostante abbia fatto la scelta di destinare all’irrigazione del mais la poca acqua che avevo a disposizione – ha detto Bruno Biffi, agricoltore di Fara Gera d’Adda – molte piante stanno già seccando e per non perdere tutto ho deciso di anticipare di un mese la trinciatura, anche se le pannocchie non si sono ancora formate e il prodotto finale non sarà di grande qualità. Purtroppo ho già perso gran parte della produzione di fieno e non posso permettermi di perdere anche tutto il trinciato di mais. In stalla ho circa 200 capi bovini e rischio di non avere il foraggio per alimentarli nei prossimi mesi”.
“Nelle campagne già oggi si stimano cali di circa un terzo per le produzioni di orzo, frumento, mentre le perdite per i foraggi sfiorano ormai il 50%, così come il calo stimato per le rese nei raccolti di mais”, ha commentato Coldiretti Bergamo. “Nelle stalle, poi, le mucche stanno producendo circa il 10% in meno di latte, ma siccità e caldo minacciano anche le mandrie che risalgono verso i pascoli di montagna in cerca di erba e temperature più fresche. La mancanza di acqua e il caldo rischiano di seccare i prati e di prosciugare le pozze dove si abbeverano gli animali”.
A rischio oltre la metà degli agricoltori italiani
Una situazione di grave crisi idrica che – afferma Coldiretti Bergamo – accomuna la Bergamasca a molte altre zone della Lombardia e d’Italia, tanto che secondo la Coldiretti è di fatto in grave rischio per la siccità quasi la metà (46%) degli agricoltori italiani per un totale di 332mila imprese con la probabile estensione dello stato di emergenza per la siccità ad altre quattro regioni (Lazio, Umbria, Liguria e Toscana) annunciata dal Ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli dopo che il consiglio dei ministri lo aveva già deliberato per Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna. Siamo di fronte a un impatto devastante sulle produzioni nazionali con danni che superano i 3 miliardi di euro.