Belarus MTZ 923, quando arrivò anche il design. Vent’anni fa la prova
Una meccanica più che collaudata, un pizzico di design moderno condito con un prezzo altamente competitivo. Era così che veniva fuori il bielorusso pronto a lavorare duro. Dalle caratteristiche interessanti e dal prezzo contenuto, un mezzo che sorprese durante la nostra prova d'annata, dell'ottobre 2002
Ai primi anni del nuovo millennio Belarus poteva vantare quasi sessant’anni di esperienza nel settore trattoristico, tre milioni di trattori prodotti e quote di mercato che avevano raggiunto quasi il 10% a livello mondiale (negli anni migliori). Credenziali di tutti rispetto per qualsiasi costruttore. Ma in Italia la casa di Minsk, ridente cittadina della Bielorussia, non era mai riuscita a ritagliarsi una fetta di mercato all’altezza della sua tradizione. Essenzialmente due i motivi: l’esasperata competitività del mercato nazionale, presidiato dai gruppi CNH, Same e Landini, e l’innegabile aspetto dimesso e superato che ha caratterizzato i rossi Belarus. E fu così che arrivo il Belarus MTZ 923.
Belarus MTZ 923, ancora in ombra sul mercato italiano
Così si spiegavano i centro trattori consegnati all’anno, che equivalevanoa un esiguo 0,3% del mercato nazionale. Per carità, c’è di peggio, ma Belarus proprio non ci stava. Designer al lavoro, quindi, e i risultati non si erano fatti attendere. Le nuove serie 900 e 1000 rappresentaronola svolta epocale, se non tecnicamente, almeno sotto l’aspetto dello styling e del comfort. Il divario fu, dunque, almeno in parte colmato.
La meccanica. Su il motore, giù il cambio: un turbo potente e pulito
“Se si dovesse giudicare un trattore solo dal look, il Belarus MTZ 923 ne uscirebbe a pieni voti: estremamente equilibrato e gradevole, ispira subito simpatia per le linee arrotondate del cofano e dei parafanghi. Bello, inoltre, il rosso della carrozzeria, ottimamente integrato con il grigio scuro della meccanica e il grigio argentato dei cerchioni. Su tutto si erge una moderna cabina di dimensioni davvero ragguardevoli, la più ampia della categoria tra quelle provate sinora”, così veniva scritto nella nostra prova di vent’anni fa.
Di buon livello la verniciatura, con qualche sbavatura solo nelle parti meccaniche più nascoste. Base della struttura il telaio che sostiene il motore, mentre la trasmissione è portante. Dunque, il 923 affida la sua sorte a un 4 cilindri autocostruito (il D-245,5) da 89 cv, ottenuti a un regime molto basso: solo 1.800 giri. Ciò consente un minimo sfruttamento del motore (che in versione aspirata fa 400 giri in più), buona silenziosità (80 decibel rilevati all’orecchio dell’operatore) e un livello di emissioni in linea con le normative comunitarie di allora.
Dati i consumi minimi che si attestavano attorno ai 160 grammi per cavallo ora (buoni per un tutto meccanico) uniti alla capacità del serbatoio carburante di 130 litri (giustamente calibrata) si otteneva un’autonomia operativa in potenza massima di 7 ore. Mentre la coppia massima di 30 chilogrammetri, la più alta nella fascia di potenza insieme a una riserva del 15% (mediocre), porta a un buona risposta dell’acceleratore. Anche se, nei lavori pesanti, per evitare di piantarsi o cambiare marcia, era comunque necessario spingere quasi a tavoletta.
Potrebbe interessarti
Belarus 2022.6, il campione dell’est dal fascino vintage. La prova sul campo
Musetto ribaltabile e fianchetti smontabili
Gradevole il rombo del 4 cilindri, ben controllato dal silenziatore che, però, non è estero al cofano e non sul montante. Molto buona l’accessibilità anteriore ai radiatori grazie al musetto ribaltabile, meno ai suoi lati del motore, coperti dai soliti fianchetti facili da togliere ma un po’ meno da rimettere. Alla robusta frizione a comando idrostatico il trasmettere la potenza alla trasmissione, dalla particolare architettura: la prima leva seleziona 4 marce avanti e una retro, più la posizione di neutro, mentre il pulsante sovrintende alle due gamme. E dato che la quarta velocità avanti si poteva selezionare solo nella gamma veloce, il totale arriva a 7×2.
Niente da dire anche sulla presa di potenza che fornisce le velocità di 540 e mille giri, più la sincronizzata con il cambio per i rimorchi a ruote motrici. L’innesto è elettroidraulico a pulsante. Mentre il sollevatore meccanico dispone di tutte le funzioni necessarie: sforzo, posizione e misto ed è servito da una pompa a ingranaggi che 45 litri al minuti e che attiva anche i tre distributori supplementari offerti in dotazione standard. Sufficiente la capacità di sollevamento alle rotule che arriva a 4mila chili.
La cabina, al passo coi tempi. Nuova in tutto e per tutto
Alla cabina si accedeva solo da sinistra. Nonostante le portiere siano due. Manca infatti la scaletta a destra. La domanda sorgeva dunque spontanea: c’è una portiera in più o una scaletta in meno? A parte il quesito, per il momento senza risposta, la cabina era veramente bella e spaziosa. E la visibilità perfetta in tutte le direzioni. Del resto, ad eccezione dei montanti e del tettuccio, l’abitacolo è realizzato esclusivamente in vetro. Con il volume che sfiora i 4 metri cubi, si può parlare di record nel segmento di potenza. Ottenuti, tra l’altro, con un pavimento completamente piano. Comodo e accogliente il sedile, mentre la pedaliera è ben posizionata. Vale lo stesso giudizio anche per le leve della trasmissione, collocate sulla destra del sedile.
Alla fine dei conti il Belarus MTZ 923, concludeva la nostra prova d’annata, era un trattore ben equilibrato e confortevole, che avrebbe trovato certamente una sua collocazione sul mercato. Ma per sfondare avrebbe dovuto offrire una trasmissione più attuale per i tempi. Per contenere i costi a qualcosa bisognava pur rinunciare ma, forse, un compromesso sarebbe stata la soluzione più indicata. Anche perché non si pretendeva di certo un full power shift. Dalla sua restava comunque il prezzo, che, anche aggiungendo optional obbligatori come il condizionatore e il superriduttore, restava sotto ai concorrenti di quasi 10mila euro.