Che il clima stia cambiando per quanto ovvio e sotto gli occhi di tutti ha bisogno ogni giorno di essere ribadito e confermato perché c’è chi non ha ancora ben chiaro quanto sia drammatica la situazione. Un modo per farlo è quello di analizzare quanto sta accadendo nel comparto assicurativo. Il caso degli incendi di Los Angeles disegna un quadro molto significativo: da un lato le assicurazioni rischiano ingenti perdite per i gravi danni subiti da abitazioni molto costose, dall’altro rischiano la reputazione perché si sono rifiutate di coprire abitazioni nelle zone più a rischio.

Un caso discusso ed emblematico, quanto mai vicino a quanto sta accadendo in Italia dove il clima, imperscrutabile, cambiando mette in difficoltà agricoltori e assicuratori. Tanto che alcune assicurazioni rifiutano di coprire alcuni rischi, come la grandine, perché sicuramente in perdita (dato l’attuale panorama assicurativo). I dati presentati nell’ottobre 2023 in occasione del III meeting informativo da Alessandro Ricotta – Ph.D., MGA & Acturarial/Risk Management, AgriSompo – parlano chiaro: nell’arco di 10 anni, tra 2013 e 2022 il comparto assicurativo legato all’agricoltura ha registrato complessivamente perdite pari a quasi 500 milioni di euro. Se i cambiamenti climatici sono la causa diretta, la cultura assicurativa italiana e le modalità di rapportarsi allo strumento fanno il resto.

«Per il settore agricolo sono previsti fondi a livello europeo e nazionale che coprono, entro i limiti di bilancio nazionale, fino al 70% dei premi per polizze agevolate», ci spiega la dott.ssa Daniela Mariani del Servizio studi IVASS. «Negli ultimi anni il sistema delle polizze agevolate ha sofferto per l’aumento dei fenomeni meteorologici avversi, per cui dal 2022 il contributo agli agricoltori per polizze agevolate si è fermato a poco più del 50%. Al momento, polizze agevolate sono sottoscritte principalmente da grandi imprese agricole del Nord Italia, specie dei settori vitivinicolo e ortofrutta».

«Ciò significa che per un verso c’è una concentrazione del rischio e una ridotta mutualità a livello territoriale e settoriale e per altro verso le compagnie sono rapportate ad aumentare il costo delle polizze, e questo ne disincentiva la sottoscrizione. I Piani annuali di gestione dei rischi in agricoltura (PGRA), al fine di incentivare tutte le aziende agricole, comprese quelle piccole del Centro-Sud, ad assicurarsi, hanno previsto strumenti alternativi, tra cui le polizze parametriche sottoscrivibili tramite smart contract e gestite all’interno di blockchain che facilita l’intero processo: dalla sottoscrizione della polizza agevolata all’indennizzo finale».

«La bozza di PGRA predisposta dal Ministero dell’agricoltura (Masaf) per il 2025, attualmente all’esame delle regioni e delle province autonome, prevede l’introduzione di polizze semplificate, le cosiddette ‘Smart’, per tutti gli agricoltori italiani. Si tratta di un nuovo strumento assicurativo contro i rischi di eventi meteorologici che colpiscono le colture agrarie. Queste polizze sarebbero del tutto complementari al fondo mutualistico catastrofale Agricat. Secondo la relazione tecnica che accompagna la proposta 2025 del PGRA, sono disponibili 570 milioni di euro per il settore agricolo, cofinanziati dall’Unione europea, di cui 297 per le polizze assicurative agevolate, a cui si aggiunge uno stanziamento supplementare a livello nazionale di 15 milioni di euro».

Potrebbe interessarti

Assicurazioni agricole, il caso delle polizze parametriche

Le polizze parametriche rappresentano una novità nel settore assicurativo agricolo, ma la loro diffusione in Italia è ancora limitata. Durante un’intervista, Jacopo Tacconi, Business Development Director di Howden Agricoltura, broker assicurativo leader in Italia nella gestione dei rischi delle colture contro i rischi atmosferici, ci ha spiegato come le polizze parametriche si basino sul principio indennitario, ovvero sulla necessità di determinare un ‘trigger’ (un evento meteo specifico) che deve verificarsi per attivare l’indennizzo.

Tuttavia, questo evento deve avere un nesso causale diretto con il danno subito dall’agricoltore. In Italia, però, trovare una correlazione diretta tra il trigger e il danno è complesso a causa della grande varietà di colture e delle diverse condizioni pedoclimatiche. Ad esempio, una determinata temperatura o livello di piovosità può influire in modo diverso su ciascuna coltura e in base alla regione. «Negli Stati Uniti è più semplice determinare un trigger catastrofale perché le coltivazioni sono più omogenee e distribuite su territori pianeggianti», ha sottolineato Tacconi.

In Italia, invece, la frammentazione territoriale rende difficile creare polizze parametriche efficaci. Quali sono le tre principali casistiche di diffusione? Nonostante le difficoltà, le polizze parametriche hanno trovato applicazione in tre principali contesti: 1) Laddove il mercato tradizionale non ha capacità sufficiente. Questo avviene principalmente per eventi catastrofici come siccità, alluvioni e gelate. In questi casi, le polizze parametriche possono colmare il gap lasciato dalle assicurazioni tradizionali.

2) Danni specifici non coperti dalle polizze tradizionali. Ad esempio, le fitopatie su colture come la vite (la mosca dell’olivo, per esempio) non sono generalmente coperte dalle polizze tradizionali. Le polizze parametriche possono invece basarsi su algoritmi complessi che tengono conto di variabili come umidità, bagnatura fogliare e temperature.

3) Integrazione con le polizze tradizionali. Quando le condizioni delle polizze tradizionali peggiorano (ad esempio, franchigie elevate o limiti di indennizzo bassi), le polizze parametriche possono essere utilizzate per coprire le franchigie o migliorare la copertura.

«La maggior parte delle polizze parametriche stipulate nel mondo – continua la dottoressa Mariani – è finalizzata alla copertura di rischi Nat Cat (polizze rischi catastrofali), laddove gli Stati hanno difficoltà a risarcire la popolazione per i danni da manifestazioni atmosferiche avverse. Nel 2006, ad esempio, l’Etiopia, economia basata sull’agricoltura spesso colpita da condizioni climatiche estreme, ha avviato un programma pilota di gestione del rischio climatico legato alle precipitazioni piovose avvalendosi dello strumento parametrico)»..

«Il Governo etiope ha poi cercato di migliorare la qualità dei dati utilizzati per individuare una corretta soglia di riferimento. Anche nell’area caraibica sappiamo che i Governi hanno fatto ricorso a polizze di tipo a parametrico. Secondo i dati emersi nel corso del seminario IVASS, il mercato globale delle assicurazioni parametriche è stimato in circa un miliardo di dollari di premi (dato fornito da Swiss Re nel corso del seminario IVASS su ‘Le polizze parametriche: tra mercato, tecnologia e diritto’)».

I limiti delle polizze parametriche

Uno dei principali ostacoli alla diffusione delle polizze parametriche è la difficoltà di trovare una correlazione forte tra il trigger e il danno reale, ma non basta. Tacconi ha evidenziato come il mercato assicurativo tradizionale italiano abbia una peculiarità: il premio viene pagato alla fine della stagione agricola e beneficia di contributi ministeriali. Le polizze parametriche invece, richiedono il pagamento anticipato del premio, creando un divario temporale che penalizza gli agricoltori. Inoltre, il processo di approvazione ministeriale per beneficiare dei contributi è lungo e complesso, rendendo difficile la personalizzazione delle polizze per i singoli clienti.

Un altro limite è legato alla mancanza di perizie. Nelle polizze parametriche, l’indennizzo viene erogato automaticamente al verificarsi del trigger, senza bisogno di una perizia. Questo aspetto spaventa molti agricoltori italiani, abituati a un rapporto diretto con i periti nelle polizze tradizionali. «La soggettività della perizia è un elemento fondamentale nelle polizze tradizionali. Una temperatura minima registrata con poche ore di differenza può causare un danno totale, parziale o nullo. La parametrica elimina questa soggettività, ma questo spaventa gli agricoltori», ha spiegato Tacconi.

Potrebbe interessarti

La raccolta dei dati Tacconi ha inoltre sottolineato come la raccolta dei dati meteo in Italia sia ancora carente. Sebbene stiano nascendo provider privati che utilizzano capannine meteorologiche e dati satellitari, il problema principale è la variabilità della serie storica dei dati. Ogni nuova capannina installata modifica i dati storici precedenti, creando instabilità nei modelli di pricing delle assicurazioni che per essere utilizzati devono essere di almeno 30 anni.

Detto questo si possono usare dati sintetici e costruire degli algoritmi che sottopesano il passato e danno più peso ai dati in tempo reale, ma è ancora molto difficile. «Se ogni anno inserisco una nuova capannina, vado a variare la serie storica di dati. Questo rende difficile per le compagnie assicurative elaborare prezzi stabili e validi», ha affermato Tacconi.

Il futuro in Italia

Secondo Tacconi, le polizze parametriche potrebbero rappresentare una soluzione valida per il settore agricolo, soprattutto in un contesto di cambiamenti climatici e aumento degli eventi catastrofici. Tuttavia, è necessaria una maggiore collaborazione tra pubblico e privato per garantire la diffusione di dati certi e validati.

«Quando il pubblico inizierà a collaborare realmente con il privato, potremo creare un modello che copra meglio i rischi e riduca i costi assicurativi», ha concluso Tacconi. In definitiva, le polizze parametriche rappresentano un’opportunità interessante per gli agricoltori italiani, ma richiedono un cambio di mentalità e un’evoluzione tecnologica che, ad oggi, è ancora in fase di sviluppo.

In primo piano

Articoli correlati