Antonio Carraro, addio al presidente della storica azienda di Campodarsego
L'11 marzo 2022, è venuto a mancare uno dei nomi più importanti dell'agromeccanica italiana. Il cordoglio della moglie Luciana e dei sei figli: Marcello, Liliana, Massimiliano, Silvia, Davide, Barbara
Nella giornata di oggi, 11 marzo 2022, è venuto a mancare all’affetto dei suoi cari Antonio Carraro, Presidente della Antonio Carraro spa, che da poco aveva compiuto novant’anni. Antonio Carraro era il Presidente dell’omonima azienda storica, sita a Campodarsego, in provincia di Padova. Leader mondiale nella produzione di trattori compatti per l’agricoltura specializzata e la manutenzione civile, nonché uno dei marchi di trattori compatti isodiametrici più blasonati in Italia. L’azienda conta oltre 500 dipendenti, quattro filiali commerciali in Australia, Spagna, Francia e Turchia, con un export del 65% della produzione in 42 paesi diversi.
L’Antonio Carraro spa è stata riconosciuta “Marchio storico” dal Ministero dello Sviluppo economico come simbolo del Made in Italy più autentico in quanto, ancora oggi, progettazione, produzione e gestione amministrativa, sono concentrati nel sito originario di Campodarsego (Pd). Dove tutto ebbe inizio, nel 1910, ad opera del padre di Antonio, Giovanni Carraro, pioniere dell’industria.
Antonio Carraro, una vita dedicata all’agromeccanica
Parlare della vita di Antonio Carraro è parlare dell’azienda che porta il suo stesso nome. Dalla divisione dell’antica “Giovanni Carraro”, fondata nel 1910, industria padovana produttrice di seminatrici, trattori e motori diesel, nascono, nel 1960, due aziende distinte: la Antonio Carraro di Giovanni (con Antonio, la sorella Bianca e il padre Giovanni) e la Carraro spa (con Oscar, Mario, Francesco e Clara, gli altri figli di Giovanni).
Attivo in azienda, fino a qualche settimana prima della scomparsa, Antonio Carraro seguiva costantemente i lavori del Reparto di Ricerca e Sviluppo dell’azienda, dove si recava quotidianamente. Di carattere buono e generoso, ha sempre partecipato intensamente alla vita aziendale, recitando anche come protagonista nei documentari istituzionali e negli spot pubblicitari (l’ultimo con Albano Carrisi, amico e cliente di vecchia data).
A novembre è uscito l’ultimo film commemorativo dei 110 anni dell’azienda “Costanza e salti” del regista padovano Federico Massa, che lo ha visto protagonista nel ruolo di se stesso quale pioniere dell’industria del trattore, che ha trascorso la vita amando e sviluppando la sua industria che oggi conta oltre 500 dipendenti, 5 filiali (Spagna, Usa, Turchia, Cile, Francia), 650 concessionarie e punti vendita nel mondo.
L’estetica e la qualità, i due fari che ne hanno guidato l’esistenza
Collezionista d’arte, grande appassionato di letteratura classica italiana nonché esperto di Beethoven, Brahms, Bach e Mozart, Antonio Carraro da sempre aveva saputo coniugare cultura in senso lato con la vocazione imprenditoriale tipica della sua famiglia. Vocazioni riscontrabili anche in una delle ultime interviste che aveva rilasciato.
“La mia caratteristica principale? L’ossessione per l’estetica e la qualità”, così aveva esordito. “Sono orgoglioso che la mia azienda risieda ancora nello stesso sito produttivo di mio padre, che per primo si insediò nel 1910. L’attività della nostra famiglia di fabbri, per la verità, era cominciata dal 1875, anno in cui risale la proprietà dei Carraro di questo terreno dove ancora siamo. Fin da bambino ho lavorato con mio padre Giovanni ed i miei fratelli. Già a 13 anni frequentavo i mercati di macchine agricole del Nord Italia, accompagnato, in moto, da Oscar, il maggiore dei miei fratelli. Da allora sono successe tante cose. Oggi sono orgoglioso di poter dire che la mia azienda in Italia rappresenta il marchio n. 1 per immatricolazioni nel segmento dei trattori compatti, ed è ottava, forse settima, nel mondo”.
Antonio Carraro non aveva poi mancato di ribadire il rapporto speciale che lo legava alla città della sua vita, Padova. “Amo Padova, la mia città, bellissima e ricca di opere assolute. Pensiamo solo al Giotto, al Mantegna, al Sansovino, al Veronese, al Briosco, alle opere del Donatello. Peccato che alcune ricostruzioni, dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, siano state fatte in maniera infelice. Mi riferisco a Corso Milano, ad esempio: io me lo ricordo prima della guerra. Era il viale nobile della città, ma oggi è un agglomerato di costruzioni ahimè, disarmoniche, nate senza una progettualità d’insieme. Oppure Piazza Spalato (ex Piazza Insurrezione): doveva essere il crocevia di tutte le strade intorno a Padova. Non è stato così. La logica della costruzione selvaggia degli anni del boom economico, ha prevalso”.
“Se devo riconoscermi un’ossessione, è quella per il prodotto. Sono sempre stato convinto che nella creazione di un bene strumentale come il trattore, nulla deve essere lasciato al caso, perché è la cura maniacale del dettaglio a determinare l’eccellenza del risultato finale. Il mio sogno nel cassetto è sempre lo stesso: far crescere la mia azienda, continuando a produrre il mio Made in Italy, i miei trattori, nel mio paese”.