Fango, distruzione, morte: è quello che rimane nella valle del Misa, nell’entroterra delle Marche (in provincia di Ancona), dopo la violenta alluvione che ha colpito praticamente tutti i centri abitati nella zona, arrivando a lambire perfino l’alto pesarese e la città costiera di Senigallia, dove le strade sono state invase dall’acqua e dai detriti. In poche ore, stando a quanto riportato dai centri metereologici, è caduto il quantitativo d’acqua (oltre 400 mm) che solitamente ci impiega 4/6 mesi per riversarsi a terra. Oltre alla città costiera di Senigallia, tra i comuni più colpiti ci sono i centri abitati di Barbara, Trecastelli, ma anche Corinaldo e Serra de’ Conti.

Marche, tragico il bilancio dell’alluvione

Pesantissimo il bilancio: 9 persone sono morte travolte dalla piena del fiume, esondato in numerosi punti lungo il suo corso, quattro sono disperse (tra cui un bambino di otto anni e una bambina di dieci), più di 50 sono ferite e sono ricoverate presso gli ospedali della Regione Marche, in forte stress, e centinaia quelle sfollate. Ingenti i danni al patrimonio urbanistico, con centinaia di attività danneggiate in diversi comuni. Emblematica, a tale proposito, la testimonianza della vicesindaca di Cantiano, nell’entroterra di Pesaro: “Il centro storico del Paese non c’è più. La piazza principale è stata travolta dalla forza del fango che ha invaso e distrutto i bar, la farmacia, gli esercizi commerciali portando via tutti gli arredi, tutto. La porta del Comune è stata divelta, l’ufficio anagrafe completamente sommerso”.

Del numero delle vittime, che per ora sono nove, almeno quattro sono decedute a Ostra, una a Bettolelle, una a Barbara e una a Trecastelli, tutti comuni in provincia di Ancona dove è esondata il Misa che, stando alle testimonianze e alle rilevazioni effettuate, in poco meno di due ore è passato da 21 cm di altezza a superare i 5,3 m. L’evento climatico estremo è stato praticamente improvviso, tanto che l’allerta meteo per le Marche, prima della sera del 15 settembre, era solamente gialla, e ha colto impreparata l’intera comunità locale, tanto che nessuno si aspettava una violenza di questo tipo.

L’origine dell’alluvione

Ad innescare il violento nubifragio lo scontro tra il calore emanato da terra e mare, dopo l’estate particolarmente calda che ha interessato la nostra penisola, e il freddo delle masse di nubi che sono arrivate dal Mar Tirreno. Quello che si è generato è stato definito come “temporale autorigenerante V-shaped”, praticamente una massa temporalesca a forma di cuneo, non passeggera ma stazionaria per diverse ore: da qui è sorto l’effetto distruttivo che si è riversato nell’entroterra marchigiano. Ingenti i danni a tutto il tessuto agricolo e agroalimentare della zona, con interi campi allagati, serre divelte e coltivazioni perse.

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