Non si placa la polemica che ha investito il settore degli allevamenti italiani dopo l’annuncio da parte dell’UE della revisione della Direttiva 2010/75/UE relativa alle emissioni industriali (Ied), per la prevenzione e riduzione dell’inquinamento. Una misura, che allo stato attuale delle bozze, pone oneri amministrativi e burocratici ulteriori, gravando ulteriormente su un settore che è già in grande difficoltà a causa dell’aumento senza precedenti dei costi di energia e materie prime, in conseguenza della crisi ucraina.

A lanciare l’allarme, dopo i proclami della Coldiretti, è stata anche Confagricoltura. “La Commissione europea continua a manifestare un orientamento punitivo nei confronti degli allevamenti, mentre i capi di Stato e di governo hanno chiesto di aumentare la sicurezza alimentare”, ha esordito il presidente della sigla Massimiliano Giansanti, a commento delle nuove norme in arrivo da Bruxelles.

Allevamenti, rischio taglio produzione in un momento già complicato

La direttiva in vigore, varata nel 2010, copre anche gli allevamenti avicoli e suinicoli di maggiore dimensione. “La Commissione ha proposto di inasprire gli obblighi già esistenti, con un pesante aumento dei costi amministrativi e burocratici – rileva Giansanti -. Attualmente solo il 5% degli allevamenti avicoli e suinicoli delle strutture attive negli Stati membri rientra nella sfera di applicazione della direttiva in questione. Sulla base delle proposte della Commissione si salirebbe al 50 per cento. E non solo: le nuove regole si estenderebbero anche agli allevamenti di bovini”.

“Rischiamo un taglio di produzione a livello europeo, aprendo così la strada a maggiori importazioni da Paesi terzi dove le regole sono meno rigorose di quelle valide nella UE, anche ai fini della sostenibilità ambientale”, evidenzia il presidente di Confagricoltura. “Voglio anche sottolineare che faremo il possibile – conclude Giansanti – per contrastare la diffusione delle carni sintetiche. E chiederemo a tal fine il supporto del Parlamento europeo, del Consiglio e dei rappresentanti dei consumatori”.

Sotto il profilo procedurale, il testo varato dalla Commissione prevede di assegnare, dopo il via libera da parte del Parlamento europeo e del Consiglio, un periodo massimo di diciotto mesi agli Stati membri per trasporre la nuova direttiva nell’ordinamento nazionale.

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