La preoccupazione è tanta, inutile nasconderlo. E l’indecisione che ne deriva potrebbe cambiare radicalmente il panorama agricolo piemontese (nonché quello nazionale). La siccità, che ha imperversato nell’estate 2022 provocando miliardi di anni all’agricoltura, rischia di ritornare perfino con maggiore intensità nei prossimi mesi, a giudicare dall’andamento attuale, in cui già si registrano valori ai minimi storici. Ad Alessandria, avverte il presidente della sezione locale di Coldiretti Carlo Pagella, si rischia di andare incontro ad una riduzione delle colture di mais del -35/40%, a fronte di una riduzione a livello nazionale del -22%.

Alcuni dei principali fiumi che scorrono in provincia – Bormida, Scrivia, Orba – sono quasi in secca e gli unici corsi d’acqua che ancora riescono a fungere da riserva idrica per le coltivazioni arrivano dal cuneese (come il Tanaro). Oltre il 50% delle colture primaverili, se la situazione non dovesse cambiare, potrebbero passare al girasole: per gli agricoltori è troppo rischioso, ha sottolineato Pagella, puntare ancora una volta sul mais su terreni non irrigati, dopo le tragiche esperienze dell’anno scorso, quando ingenti quantità sono andate letteralmente in cenere poiché bruciate dal caldo senza precedenti registrato in Pianura Padana.

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Alessandria, l’incognita dei prezzi per le colture alternative

Tra le colture alternative, che potrebbero sostituire quelle più tradizionali, ci sono il pisello proteico, i ceci e la soia, tutti prodotti che richiedono quantitativi d’acqua inferiori per essere portati a maturazione ma con i quali si è in balia delle quotazioni di mercato, di per sé già altalenanti e rese ancora più volatili dalla crisi Ucraina. Un’altra coltura che sta prendendo piede in provincia è quella del nocciolo che, in alcuni casi, sta sostituendo quella della vite (con 30mila ettari attuali in Piemonte) ma il cui surplus produttivo potrebbe distorcere le quotazioni. Senza dimenticare la maggior parte delle coltivazioni sono in collina, su terreni dove è più complesso portare l’acqua.

Non se la passa meglio nemmeno il riso, tra le colture storiche della provincia: anche ad Alessandria, infatti, in linea con le previsioni a livello nazionale che vedono una riduzione 7/8mila ettari di superficie coltivata (su un totale di 220mila), ci si aspetta una contrazione, seppure più contenuta rispetto a quanto potrà accadere al mais. Anche se l’acqua contenuta nelle risaie potrebbe percolare nei terreni circostanti rendendoli meno adatti al cambio di colture, le quotazioni per ora restano buone e potrebbero restare ad un livello tale per cui investire in questo cereale potrebbe continuare ad aver senso.

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