Agricraft

Pochissimi esemplari realizzati, nessuno ancora operativo. L’Agricraft della storica azienda vercellese Nuova Cantone avrebbe meritato tutt’altro destino. L’originale macchina, concepita per il lavoro in risaia, fu prodotta a fine anni Ottanta sfruttando lo stesso principio utilizzato dagli hovercraft. A differenza di quest’ultimi, l’Agricraft era caratterizzato da elementi di contatto permanente col suolo, costituiti da una ruota frontale motrice e direzionale più dischi di appoggio posteriori.

Si trattava di un porta-attrezzi semi-galleggiante, in grado di operare con una minima pressione sul terreno (10-20 grammi al centimetro quadrato), configurabile per la distribuzione di sementi, fertilizzanti e diserbi. L’Agricraft evitava danni agronomici da compattamento e, in risaia, scongiurava i dissestamenti provocati dalla formazione di profonde carreggiate.

Agricraft

Idraulica in volo

La macchina era composta da un telaio in acciaio, alluminio e poliestere, portante il cuscino d’aria e il propulsore da 90 cavalli. Il moto alla ruota frontale traente veniva trasmesso idraulicamente; il mezzo era in grado di operare con una velocità di 10-15 chilometri orari, coprendo fino dieci ettari all’ora.  Anche l’alimentazione delle ventole responsabili del mantenimento del cuscino d’aria era idraulica, così come l’azionamento delle attrezzature operatrici (spargitore a spaglio per sementi e concimi, sprayer a barra per diserbi).

In funzione degli allestimenti, l’Agricraft presentava una lunghezza variabile da 7,20 a 5,80 metri e una larghezza da 5,80 a 4,20 metri. La massa oscillava tra 1.500 e 1.750 chili. Alla base dell’insuccesso ci fu il crollo finanziario della Nuova Cantone, dovuto al negativo andamento del mercato delle mietitrebbie a inizio anni Novanta. Nel 1993 l’azienda vercellese cessò l’attività e più nessuno diede seguito al progetto Agricraft.

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