Il 60% degli italiani pensa che le condizioni lavorative nel settore primario siano peggiorate negli ultimi anni, nonostante il 33%, comunque, consigli ai propri figli di intraprendere un percorso lavorativo all’interno del comparto, poiché si tratta di mansioni che mettono in primo piano il rispetto e la tutela dell’ambiente, una tematica di vitale importanza per oltre il 76% della popolazione. Tuttavia, i due terzi dei lavoratori del settore (il 66%) ritengono di guadagnare troppo poco in rapporto al lavoro svolto. Sono dai in chiaroscuro quelli emersi XII Rapporto “Gli italiani e l’agricoltura” realizzato da Fondazione UniVerde e Noto Sondaggi, in collaborazione con ITA0039 – 100% Italian Taste Certification by Asacert.

Agricoltura, il nodo degli stipendi

In base a quanto emerso dal Rapporto, il malcontento in agricoltura, soltanto nell’ultimo anno, sarebbe accresciuto, e non di poco. Se infatti nel 2021 secondo il 52% degli intervistati la condizione lavorativa era peggiorata, nel 2022 la percentuale di addetti insoddisfatti è salita al 60%, complici, molto probabilmente, le difficoltà subentrate dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, tra rincari energetici e inflazione. Inoltre, dal lato remunerativo in agricoltura, soltanto il 19% degli intervistati ritiene di guadagnare il giusto, e una percentuale ancora più risicata, intorno al 4%, pensa di ricevere uno stipendio eccedente gli sforzi effettuati. La rimanenza (ovvero più due terzi), come accennato in precedenza, è altamente insoddisfatta dello stipendio ricevuto.

Le abitudini di acquisto

Dal lato commerciale, e in particolare di coloro che acquistano in forma diretta, è emerso che il 36% degli intervistati in fase di acquisto si rivolge ai farmers market, con l’agriturismo che in questa sede è cresciuto al 46% (+4%) e internet che è passato dal 31% del 2021 al 45% del 2022. Con i farmer market, grazie alla riforma dell’agricoltura del 2001 che ne hanno sancito l’istituzione direttamente prezzo le aziende agricole, gli addetti di settore possono vendere i loro prodotti a chilometro zero. Nello specifico, gli intervistati che si rivolgono a questo canale di acquisto diretto, apprezzano la qualità dei prodotti (43%), il rapporto qualità-prezzo (26%), il contatto diretto con il produttore (17%), la stagionalità (14%).

Infine, una nota sull’agroalimentare Made in Italy: secondo quasi il 70% degli intervistati i nostri prodotti non sono sufficientemente tutelati al di fuori dell’Italia, con il rischio della proliferazione di prodotti contraffatti, che danneggiano il nostro tessuto agricolo e produttivo, e contribuiscono a rallentare la crescita del settore. Nonostante il dato poco confortante, la percentuale di coloro che ritengono che, al contrario, siano abbastanza tutelati è cresciuta di due punti percentuali, arrivando a toccare il 14%.

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