Costi alle stelle e produttività in caduta libera: il 2022 è stato un altro anno difficile per l’agricoltura. A mettere nero su bianco l’andamento del settore primario ci ha pensato l’Istat nel consueto report di inizio anno, appena pubblicato. A causa dei rincari energetici le spese per agricoltori e allevatori sono aumentate del +23,1%, con conseguenze pesanti su bilanci aziendali e, a cascata, sulle tasche dei consumatori. Il paniere dei prezzi è aumentato praticamente in ogni segmenti, dai fertilizzanti (+63,4%) agli alimenti animali (+25,1%).

Agricoltura, in UE la situazione non è rosea

E non va meglio per gli altri paesi europei: in base ai dati rilasciati dall’Istat, nel 2022 l’agricoltura in Ue ha registrato un calo del volume della produzione del 3%; il più vistoso ha riguardato Ungheria, Romania e Spagna, mentre si è avuta una lieve crescita in Grecia, Danimarca e Francia. Invece, per quanto riguarda la graduatoria del valore della produzione a prezzi correnti, a guidare la classifica è la Francia, che mantiene la prima posizione (96,6 miliardi, +17,2% rispetto al 2021), seguita da Germania (74,4 miliardi +25,7%), Italia (72,4 miliardi +18,2%) e Spagna (63,8 miliardi +11,7%).

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Gli effetti del caro energia, dell’aumento dei costi e del calo produttivo hanno rappresentato un mix micidiale per tante aziende: in 3363 si sono trovate costrette a chiudere o sospendere la produzione e le attività sulla base dei dati Movimprese elaborati da Unioncamere (e commentati dalla Coldiretti). Le imprese agricole sono state infatti costrette ad assorbire gran parte dell’aumento dei costi come dimostra il fatto che l’inflazione media per i prodotti alimentari e le bevande analcoliche è salita “solo” (si fa per dire) del 9,1% nel 2022. Un valore alto, ma comunque contenuto rispetto alle percentuali che hanno travolto le imprese di settore.

Coldiretti: bisogna raddoppiare i fondi del PNRR. Il commento di Prandini

“La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare, riducano la dipendenza dall’estero e garantiscono un giusto prezzo degli alimenti per produttori e consumatori”, ha tuonato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’esigenza di “raddoppiare da 5 a 10 miliardi le risorse destinate all’agroalimentare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza spostando fondi da altri comparti per evitare di perdere i finanziamenti dell’Europa”.

“Nell’ambito del Pnrr abbiamo presentato tra l’altro – precisa Prandini – progetti di filiera per investimenti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura con più di 50 proposte e migliaia di agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione, università e centri di ricerca coinvolti. Un impegno che ha l’obiettivo di combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera per tutelare i consumatori ed il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali.

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