Una crescita sostenuta, in grado di proseguire il suo percorso in salita nonostante le avversità causate dall’altalena dei prezzi sul mercato globale e dagli eventi climatici estremi sempre più frequenti. Stiamo parlando dell’agricoltura biologica italiana, un settore che macina risultati significativi da anni, in base a quanto riportato dagli specialisti di settore durante l’ultima assemblea nazionale di Anabio-Cia, la sigla deputata alla promozione del comparto in Italia e nel mondo.

In merito all’agricoltura biologica, ad aumentare nel nostro Paese sono prima di tutto superfici e operatori: sono 2,4 milioni gli ettari coltivati (+ 7,5%) con un’incidenza media sulla Sau totale prossima al 19% (quasi un campo su cinque) e ben oltre quota 92 mila gli addetti, 83 mila le aziende, quasi il 10% in più rispetto a quattro anni fa. Eppure, il peso del bio nella Gdo è fermo al 3% per un giro d’affari sui 2,1 miliardi di euro.

In base all’analisi su produzioni e consumi biologici effettuata durante l’assemblea nazionale, Anabio-Cia ha ribadito che serve più aggregazione e promozione, con procedure di certificazione più snelle, campagne informative e di comunicazione per incentivare i consumi. Misure a cui deve affiancarsi una burocrazia più snella nella fase di conversione al biologico e in quella di mantenimento, sgravi fiscali per i produttori del bio, uniformità in Europa riguardo a produzione, unitamente a commercializzazione e controlli nel comparto e maggiori sostegni a ricerca, innovazione e formazione per il settore.

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Agricoltura biologica, il nodo dei consumi

In sostanza, sei pilastri cui costruire il futuro dell’agricoltura biologica per Anabio-Cia. Con il tema della contrazione dei consumi che per la sigla resta il nodo al pettine del settore. Rischi ma anche opportunità da affrontare subito attraverso strumenti che agevolino l’aggregazione della domanda, anche tramite i contratti di rete, i distretti bio, le intese di filiera e le Organizzazioni interprofessionali.

Da parte di Anabio-Cia permane comunque massimo impegno a collaborare per portare a casa questi obiettivi. Esemplare la campagna attivata con IBMA Italia, ormai quasi cinque anni fa, per la diffusione del biocontrollo e la difesa fitosanitaria delle colture. Promozione della conoscenza scientifica, sperimentazione e divulgazione sono fondamentali per un nuovo protagonismo delle imprese vocate al bio.

Così come altrettanto strategico è il progetto avviato da Anabio-Cia, e finanziato dal Masaf, sul connubio tra tradizione e innovazione nel settore, che ha già portato seminari formativi in 10 regioni d’Italia coinvolgendo più di 70 operatori biologici. Punta a raggiungere le 100 unità entro l’anno, implementando servizi di consulenza e aggiornamento tecnico specialistico. La promozione, il tassello chiave che fa spazio all’eccellenza delle produzioni bio nelle più importanti partecipazioni fieristiche di Cia, dal Vinitaly al Macfrut.

I commenti

“Dobbiamo fare di più e tutelare il podio europeo del biologico Made in Italy anche sul fronte dei consumi – ha detto il presidente nazionale di Anabio-Cia, Giuseppe De Noia -. La crescita del mercato interno deve superare e consolidare la doppia cifra (+9% nel 2023). Per questo bisogna accelerare con il Piano d’azione nazionale per il bio e fare la differenza, soprattutto con iniziative concrete e mirate che diffondano in modo più organico e capillare, corrette informazioni sul valore delle produzioni biologiche”.

“Per il biologico è ancora più evidente la rilevanza di un patto produttori-consumatori e il ruolo delle istituzioni nell’agevolare un comparto che è espressione distintiva di sostenibilità”, ha concluso De Noia. “Va creato un canale di tutela per l’agricoltura bio, che sostenga il reddito delle imprese agricole del comparto, anche segnate dai cambiamenti climatici, e favorisca gli acquisti, anteponendo la qualità alla variabile prezzo”.

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