Agricoltura 4.0. Questa sconosciuta
È senza dubbio il tema del momento. È sulla bocca di tutti e stando agli analisti il futuro non potrà che andare in quella direzione. Stiamo ovviamente parlando dell’Agricoltura 4.0 che, secondo la ricerca dell’Osservatorio Smart AgriFood realizzata dal Politecnico di Milano e dall’Università degli Studi di Brescia, in Italia vale 100 milioni di euro. […]
È senza dubbio il tema del momento. È sulla bocca di tutti e stando agli analisti il futuro non potrà che andare in quella direzione. Stiamo ovviamente parlando dell’Agricoltura 4.0 che, secondo la ricerca dell’Osservatorio Smart AgriFood realizzata dal Politecnico di Milano e dall’Università degli Studi di Brescia, in Italia vale 100 milioni di euro. Ed è il caso di dire ‘solo’ visto che stiamo parlando del 2,5 per cento del valore globale e che, nonostante i benefici in termini di qualità delle produzioni e riduzione dei costi, l’utilizzo delle nuove soluzioni interessa oggi appena l’1 per cento dell’intera superficie coltivata nel Bel Paese. Ma cos’è questa benedetta Agricoltura 4.0? E soprattutto, coma la si pratica?
Dall’agricoltura di precisione ai Big data
Normalmente quando si approccia l’argomento la mente vola subito a concetti nella maggior parte dei casi piuttosto nebulosi legati all’utilizzo di satelliti, droni, sensori, applicazioni, internet delle cose, big data e chi più ne ha più ne metta. E in effetti secondo la definizione data dall’Osservatorio ci si muove in questi contesti: «l’Agricoltura 4.0 è la sommatoria tra agricoltura di precisione e internet of farming, ovvero l’utilizzo armonico e interconnesso di diverse tecnologie finalizzate a migliorare resa e sostenibilità delle coltivazioni, qualità produttiva e di trasformazione, condizioni di lavoro».
Di fatto, l’industria 4.0 trasferita in campo. In pratica, l’agricoltura di precisione nata a metà anni 90 sfruttando tecnologie satellitari, Gps e software sui macchinari finalizzati a eseguire interventi agronomici mirati ed efficienti sta vivendo una seconda giovinezza grazie allo sviluppo delle tecnologie digitali, oggi rappresentate dall’Internet of things e dai Big data.
Questi ultimi due concetti vanno a braccetto e rappresentano la reale evoluzione della strategia produttiva. La capacità degli oggetti (in questo caso macchinari, impianti, attrezzature e via dicendo) di generare dati e le nuove tecnologie che consentono di raccoglierli, analizzarli e metterli in relazione tra loro (Big data rappresenta anche l’interrelazione di dati provenienti da fonti eterogenee, quindi non soltanto quelli strutturati come i database, ma anche quelli non strutturati come le immagini, le email, i dati Gps, le informazioni prese dai social network) consentono di intervenire in maniera più accurata e tempestiva, permettendo di automatizzare attività produttive altrimenti non collegate e di integrare le lavorazioni in campo con altri processi aziendali, logistica in primis.
I benefici, almeno sulla carta sono evidenti. Giusto per fare un paio di esempi l’analisi incrociata di dati ambientali, climatici e colturali consente di stabilire il fabbisogno irriguo e nutritivo delle coltivazioni, prevenire patologie, identificare infestanti prima che proliferino.
Agricoltura 4.0. Il segreto è nella condivisione
Allo stesso modo l’interazione delle informazioni provenienti dalle macchine permette una gestione più accurata e programmata della flotta con imponenti risparmi sui costi di produzione. Ma il vero valore aggiunto del meccanismo consiste nella possibilità di tracciare e certificare i prodotti dal campo fino all’industria di trasformazione, costruire filiere corte, ottenere prodotti di massima qualità e creare efficienza non solo nei processi produttivi, ma anche in quelli di scambio merci e informazioni tra i vari attori della ‘value chain’. L’Agricoltura 4.0, almeno in teoria, può essere considerata come un sistema di condivisione e cooperazione a livello di dati e informazioni tra macchine diverse e operatori differenti lungo tutta la filiera. L’imprenditore agricolo potrà dunque avere una visione complessiva di tutte le attività aziendali (dal funzionamento delle macchine all’andamento della coltura) in ogni fase del processo, mettendo in relazione i costi col possibile prezzo finale del suo prodotto sul mercato.
«I dati sono oro! – sostiene Damiano Frosi, del Politecnico di Milano, membro di SmartFood – ma il vero valore è nella condivisione, attraverso un sistema che li integri tutti, permettendo di prendere decisioni ponderate. Se mal gestiti o non condivisi i dati valgono poco o nulla». Ma allora perché l’utilizzo di queste pratiche è ancora così poco significativo?
Un po’, ci viene da dire, è perché siamo all’inizio di una nuova era e come sempre in Italia, e ancor di più tra i farmer, si viene a creare una sorta di barriera culturale nei confronti dell’innovazione, soprattutto se stravolge l’approccio tradizionale. Poi, come rilevato dall’Osservatorio «c’è spesso un elemento di limitata consapevolezza della gamma di benefici riconducibili alle applicazioni di Agricoltura 4.0, spesso limitati alla sola riduzione dei costi di produzione. E non va sottovalutata anche una certa immaturità da parte degli attori dell’offerta, che si stanno strutturando al fine di offrire soluzioni effettivamente in linea coi fabbisogni delle aziende agricole, peraltro da sempre abituate a intrattenere relazioni con pochissimi e consolidati interlocutori (concessionario di fiducia, agronomo amico di famiglia ecc.)».
L’elevata frammentazione e la scarsa superficie media aziendale fanno probabilmente il resto, anche se secondo le ricerche dell’Osservatorio i benefici ci sono anche per aziende piccole a fronte di investimenti più che ragionevoli.
Risultato? Di sicuro in futuro l’agricoltura non raccoglierà solo prodotti, ma anche e soprattutto dati. Già oggi ci troviamo davanti a una montagna di informazioni che non trovano effettiva applicazione e che rischiano di finire in un limbo dove invecchiare senza generare alcun valore.
Agricoltura 4.0. Serve una piattaforma integrata
«I soli trattori – dichiara Filippo Renga, condirettore dell’Osservatorio – generano in Italia oltre un milione di Gigabyte all’anno, a cui si aggiungono i dati ambientali, di magazzino, degli allevamenti e quelli più generali di carattere aziendale. Ma oggi queste informazioni sono scarsamente valorizzate sia a livello di azienda che di filiera. È necessario che le imprese adottino una logica di piattaforma integrata, per far confluire al proprio interno i dati, elaborarli e armonizzarli per supportare decisioni e azioni tempestive».
Proprio per questo motivo il decreto dell’iper e super ammortamento prevede risparmi fino al 30 per cento per chi si dota di queste tecnologie e un credito d’imposta fino al 40 per cento per la formazione del personale sui temi dell’Agricoltura 4.0. Ma occorre ancora lavorare molto sulla sensibilizzazione ed è auspicabile che l’attuale piano Impresa 4.0, concepito in particolare per l’industria manifatturiera, possa essere concretamente esteso a tutti gli attori della filiera agro-alimentare e, soprattutto, che la banda larga ed extra larga raggiunga anche le zone rurali.