Agri.Bio.Metano, al via una nuova filiera per raggiungere l’indipendenza dal gas russo
L'iniziativa è stata lanciata in quel di Bologna dalla Confederazione dei bieticoltori-CGBI. Gli accordi siglati con attori di rilievo del Made in Italy, tra cui Coprob-Italia Zuccheri, Granarolo e Fruttagel
Sarà possibile annullare integralmente la dipendenza dal gas russo dopo la crisi ucraina, sostituendo le catene di fornitura internazionali e potenziando la produzione nostrana, migliorando le tecnologie di stoccaggio e valorizzando il know-how accumulato negli anni dal settore agricolo in fatto di biometano? La risposta, al di là delle strategie messe in atto dal Governo negli ultimi mesi per ridurre gradualmente la dipendenza (con gli accordi, per esempio, con Algeria e Azerbaijan), parrebbe decisamente positiva in base agli obiettivi della neonata filiera Agri.Bio.Metano, presentata a Bologna dalla Confederazione dei bieticoltori-CGBI, gruppo al vertice del comparto italiano dell’energia rinnovabile con 23 impianti biogas realizzati e oltre 200 gestiti in service. In cima alla lista di traguardi da raggiungere del nuovo ente c’è proprio l’intento di sostituire in fretta le forniture di gas dalla Russia, colpita a più riprese da pesanti sanzioni internazionali.
“Agri.Bio.Metano diventa una realtà grazie agli accordi siglati con partner di rilievo del made in Italy alimentare quali Coprob-Italia Zuccheri, Granarolo e Fruttagel, per produrre insieme biometano sfruttando i sottoprodotti agricoli e agroindustriali – hanno annunciato Gabriele Lanfredi e Guglielmo Garagnani, rispettivamente presidente e vice presidente del gruppo CGBI, unione di ANB e CNB, con una base associativa di 5.200 aziende agricole e zootecniche -. I progetti si sviluppano con la costituzione di società consortili partecipate dai soggetti promotori, nell’intento comune di realizzare un modello di economia circolare, sostenibile e certificato in grado di generare valore economico e ambientale per tutta la filiera”.
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La produzione di biometano della filiera agroenergetica, concludono i vertici della Confederazione dei bieticoltori, potrà sostituire una quota importante dei consumi interni di metano fossile. Inoltre, il digestato risultante dal processo produttivo verrà usato come fertilizzante dalle aziende agricole conferenti in sostituzione ai concimi chimici, con una particolare collocazione e valorizzazione in agricoltura biologica. CGBI metterà a disposizione dei progetti l’intera quota di spettanza polpe dei propri associati, ossia il residuo della lavorazione della barbabietola da zucchero ora utilizzato negli impianti biogas per la produzione di energia elettrica.
“La filiera dello zucchero italiano è da sempre attenta alla sostenibilità economica, sociale ed ambientale – afferma Claudio Gallerani, presidente COPROB-Italia Zuccheri. Negli ultimi anni stiamo puntando ad una bieticoltura sostenibile nel mutato contesto ambientale grazie a nuove genetiche, nuove tecniche colturali e alle semine autunnali per produrre di più e in modo più semplice, sviluppando al contempo sempre più sinergie per un’economia circolare che consenta un miglior equilibrio tra produzione agroindustriale, energetica e fertilità dei suoli”.
I commenti
Anche l’impianto di biometano in fase di realizzazione ad Alfonsine, nel Ravennate, entra a far parte della filiera Agri.Bio.Metano. Come osserva il presidente di Fruttagel, Stanislao Fabbrino, “i residui della trasformazione dell’ortofrutta non sarebbero mai bastati per l’alimentazione del digestore, risultato che è stato invece raggiunto aggiungendo le sottoproduzioni agricole e la pollina avicola delle imprese riunite nella società consortile. In questo modo – sottolinea soddisfatto – verrà avviato un processo produttivo circolare all’interno degli stabilimenti Fruttagel per soppiantare il fossile con il biometano autoprodotto”.
In conclusione le parole del presidente nazionale di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti: “Gli agricoltori devono continuare ad aumentare produttività e competitività – è nel loro DNA – e devono soddisfare le necessità di una popolazione in crescita. Ma non solo, il conflitto russo/ucraino ha messo in evidenza numerose criticità: prime fra tutte l’autosufficienza alimentare e la necessità di produrre energia a livello nazionale. Già oggi il settore agricolo contribuisce all’8,5% della produzione elettrica. Non è ancora abbastanza e come sempre agricoltori e allevatori faranno la loro parte. Siamo qui oggi proprio per presentare questo progetto innovativo, in cui crediamo, che permetterà di fare sistema per produrre energia rinnovabile da sottoproduzioni agricole, riducendo, in tempi brevi, la dipendenza dalle importazioni di energia”.