La gloriosa OM faceva già parte della galassia Fiat dagli inizi degli anni Trenta del secolo scorso. Nonostante questo, produsse in modo totalmente indipendente dei trattori con motore testacalda (dal 1929 al 1938) e a petrolio (dal 1939 al 1951) che ebbero un modesto successo. Agli inizi degli anni Cinquanta, Fiat aveva in gamma solo il piccolo tipo 25 e il potente 55 a cingoli.

I costruttori stranieri proponevano modelli ruotati da 30 a 40 cavalli che si ponevano a metà strada e Landini disponeva dell’L 45 testacalda. Questi mezzi rischiavano di intaccare la supremazia modenese; senza contare l’imminente attuazione del “Piano Dodecennale per lo sviluppo dell’agricoltura italiana” chiamato per comodità “Legge Fanfani” in quanto fortemente voluto dall’allora Ministro dell’Agricoltura. Prevedeva forti agevolazioni per l’acquisto di macchine e trattori e bisognava essere in grado di offrire una gamma completa.

OM e Fiat, le prove generali

In quella Fiat mancava proprio il trattore “medio” e i tecnici si misero al lavoro per realizzarlo. Doveva aveva un motore da 30/40 cavalli e doveva essere marchiato OM per sfruttare il prestigio della ditta milanese. Il motore individuato fu proprio un OM e la scelta del sito dedicato alla produzione del nuovo trattore cadde su Milano. Già dal 1950 i prototipi del futuro OM 35/40 R facevano prove in campagna e nel Centro Tecnico Fiat di Torino. Il nuovo trattore fece la sua apparizione ufficiale alla Fiera di Verona del 1952 e piacque subito.

Aveva un aspetto fiero e classico, caratterizzato dall’austera griglia anteriore dove troneggiava il marchio OM. Il motore era un Diesel a iniezione diretta tipo COD/40 a quattro cilindri da ben 3.770 cc. Con i suoi 37 cavalli era potente ma anche affidabile, basti pensare che alcuni esemplari sono arrivati funzionanti fino ai giorni nostri. Grazie all’iniezione diretta consumava poco e si metteva in moto a pulsante, una vera comodità per l’epoca.

Quel propulsore cresceva di una spanna rispetto a quelli che equipaggiavano trattori similari e fu una delle armi letali del 35/40 R. I progettisti ne avevano previsto sin dall’inizio la versione a cingoli e per questo uscì con il comando a leva della frizione trasmissione. Disponeva del tipico innesto a scatto ‘a punto morto’ che equipaggia ancora oggi i cingolati New Holland.

Gli ultimi esemplari vennero dotati di un più convenzionale comando a pedale. Il raffinato cambio con ingranaggi a taglio elicoidale forniva sei marce avanti e due retro con velocità da 2,1 a 13,2 chilometri all’ora. Il trattore era dotato del bloccaggio del differenziale e di riduttori finali “in cascata”. Discreta la capacità frenante fornita dal dispositivo a ceppi autocentranti.

Disponeva di due prese di forza (ventrale e posteriore) e di puleggia e non mancava il sollevatore a posizione controllata. Il 35/40 R venne prodotto dal 1952 al 1955 in oltre seimila esemplari (più di un terzo destinato all’estero) e dal 1956 venne sostituito dal più potente ma molto simile 45 R. Ebbe il merito di lanciare il marchio OM nel mondo dei trattori ed oggi è uno dei veicoli più apprezzati e amati dai collezionisti.

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