Agrievolution

Il mercato mondiale delle macchine agricole – secondo quanto stimato da Agrievolution, l’associazione tra le industrie costruttrici di macchine e attrezzature agricole dei principali Paesi – si è attestato nella media fra il 2012 e il 2016 intorno ai 2 milioni di unità annue. Nel 2016 le vendite hanno segnato un calo complessivo, causato prevalentemente dal calo dei prezzi delle commodities e quindi dei redditi agricoli, fermandosi ad una quota di poco superiore agli 1,9 milioni di unità, ma confermando il ruolo di primo piano dell’india e della Cina, capaci di assorbire da sole oltre la metà del totale delle macchine vendute.

Un mercato sei volte più grande dell’intera Europa

Lo scorso anno infatti – secondo i dati di Agrievolution, presentati dal responsabile per gli affari comunitari di FederUnacoma Marco Pezzini nel corso dell’incontro dal titolo ‘Future Trends of Agricultural Machinery: International Perspective’, svoltosi giovedì 7 dicembre nel contesto di EIMA Agrimach (New Delhi) – le macchine agricole vendute in India hanno raggiunto le 570 mila unità, e quelle vendute in Cina le 420 mila, per un totale di 990 mila macchine, numeri impressionanti se si pensa che l’intera Europa ha chiuso l’anno con poco più di 165 mila unità, e gli Stati Uniti con circa 211 mila unità.

L’evoluzione tecnologica procede a rilento

“La meccanizzazione agricola è la chiave per accrescere la produttività dell’agricoltura mondiale, ma deve agire in combinazione con altri fattori anch’essi importanti per migliorare le performance del settore primario – è stato evidenziato nel corso dell’incontro – Un Paese come l’India conta una superficie media aziendale di 0,7 ettari  e questo non consente economie di scala e non favorisce una vera industrializzazione dei sistemi produttivi. Occorre dunque una meccanizzazione appropriata e sostenibile anche in termini di investimenti, deve essere favorita l’introduzione di sistemi per l’agricoltura di precisione intuitivi e facili da utilizzare per tutti gli agricoltori, e occorre integrare l’impiego delle macchine con pratiche agronomiche più moderne”.

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